Gesì Hornoff è lo pseudonimo che ha scelto di adottare: perché proprio questo nome ma, soprattutto, perché ha scelto di pubblicare con un nome d’arte?
“Scrivo praticamente da sempre (fin da bambino), da ragazzo rimanevo per ore assorto alla ricerca di parole, studiavo, lavoravo, facevo sport sempre concentrato in parte alla scrittura di quella pagina bianca da riempire, fedele amante e compagna. Ho avuto una vita ricca di ‘colpi di scena’, di stravolgimenti, movimentata e ‘divertente’ nel senso aulico della lectio latina ‘sempre diversa, e verso tante diverse rotte’, emotivamente è stata una bellissima collezione di passioni ed interessi. In un’epoca quella degli anni ’80 e 90’ dove al benessere ostentato, molti ragazzi come me in difficoltà avevano poco tempo per svagarsi, alternavo ai libri i film da vero e proprio cinefilo, fino ad organizzare con l’esperienza rassegne cinematografiche presso alcuni cinema della mia città. La figura duale scrittore-lettore mi catturava e mi imprigionava allo stesso tempo fino al giorno in cui vidi un film di Tornatore dal titolo ‘Una pura formalità’, era il 1994, avevo 21 anni, avevo scritto tantissimo, tutto ancora nel cassetto inedito, un migliaio di film e libri abitavano nella mia anima. La trama del film raccontava che in un paesino isolato un uomo che ha perso la memoria viene arrestato, appunto ‘per una pura formalità’, il commissario del luogo sta indagando su un omicidio. Il commissario, interpretato da un magistrale Roman Polanski, è un ‘accanito lettore’ del suo autore preferito Onoff di cui pretende di conoscere grazie alle biografie ufficiali tutti i contorni della sua vita reale. Polanski, il commissario, ignora che l’uomo senza memoria è esattamente Onoff, interpretato da un gigantesco Gérard Depardieu, che man mano riacquista la sua memoria (ecco perché on-off: acceso/spento). Questo scambio di continue battute tra biografia personale dell’autore e interpretazione del lettore mi pose al bivio interpretativo sul valore dell’opera. Come i ruoli scrittore-lettore che si intersecano vanno gestiti ed interpretati? Da parte dello scrittore la propria creazione (l’opera) viene vissuta ed interpretata come amorevole dono, a cui il lettore si approccia senza l’onere della conoscenza dell’esegesi compositiva, in un limbo, estraneo inizialmente alla biografia dell’autore. L’opera attrae per sillogismo con la propria personalità, curiosità, similitudine, studio. È solo in seconda battuta, ad una ricerca più approfondita, che ci si addentra nelle maglie vitali dell’autore che hanno permesso la creazione. Accade però spesso, che le biografie ufficiali ricalchino uno standard per necessità di sintesi allontanandosi dall’effettiva quotidianità ‘rea’ della composizione stessa, e quindi involontariamente falsando il giudizio del lettore sul proprio scrittore, e dall’altra parte deformando la sintesi creativa dell’autore. Notai questo iato. Anch’io avevo lo stesso imbarazzo di Onoff, la mia biografia reale mi aveva dato la possibilità di osservare da inosservato, conciliando con ogni sorta di lavoro sopravvivenza e studio, nella condizione dell’anonimato, in assoluta libertà e margini di manovra nel catturare liberamente come macchina da presa o fotografica, espressioni, volti, naturalezze espressive. Spirito libero ed assolutamente indisciplinato, e in controtendenza, ho viaggiato tantissimo e questo mi ha fatto sentire estraneo al tutto e parte del tutto allo stesso tempo. Ho scelto Hornoff come pseudonimo ricavandolo e costruendolo dalla parola Off che faceva parte del cognome dello scrittore, volto a creare un patto silente lettore-scrittore in un’intima alchimia, senza la mediazione della mia biografia, e Horn dal verbo/termine inglese che indica il corno utilizzato per andare a caccia, indicando quanto per me sia fondamentale restare sempre in allerta per una nuova avventura emotiva e letteraria a caccia di metafore. Gesì è l’acronimo fonetico pronunciato in lingua francese dei miei due nomi Gaetano Giuseppe che diventano Ge e del mio cognome Calabrese che inizia con la C che si pronuncia sì, il tutto diventa quindi Gesì.”
Nel suo libro “Chissà… storie in cerca d’autore” ci sono testi di diverso genere: monologhi, racconti brevi o più lunghi. Come ha concepito e ideato la scrittura di questo libro?
“Ho concepito questo libro in tre sezioni celebrando la memoria e l’amore (motore dell’esistenza). Nella fattispecie i monologhi teatrali di Andromaca ed Elena hanno partecipato ad un concorso letterario, proponendo le loro figure con nuova freschezza e patos. La celebrazione della memoria: completamente reimpostata e stravolta per introdurre nuove prospettive nell’approccio allo studio dei vari personaggi nel gruppo dei Chissà…; amore per quello che ormai di questi personaggi si sedimenta nel nostro essere, nel nostro sentire. Il gruppo dei Chissà è il frutto del mio approccio allo studio e dei miei ‘incontri’ con i personaggi e autori che ho amato nel corso della mia vita. In realtà sono solo un piccolo assaggio di quelli scritti, ovvero quelli pronti a prendere il volo e vita sul foglio. Perché Chissà…? Questi personaggi e autori li ho vissuti e rivissuti nelle loro parole, forse perché anch’io scrittore, assaporandone la loro sintesi più vivida, la più pura. Mi chiedo sempre (e vi chiedo), cosa sono veramente i personaggi, gli autori, le parole di un libro che ci ha emozionato, nella nostra mente? Come si sedimentano? Hanno vita autonoma? Fanno parte del nostro essere? Perché ne percepiamo l’esistenza nella nostra sintesi vitale; perché sono involontariamente (o meno) parte del nostro approccio alla vita? Cosa significa studiarli, farli propri, lasciarli liberi? Sicuramente vivi lo sono, perché vivide le loro parole albergano nel nostro animo, in ogni piè sospinto. Cos’è questa alchimia? Chissà… La memoria universalmente percepita in tre sfaccettature è presente nella terza parte del libro dedicata ai tre racconti: la perdita di una persona cara in Chicco di riso; la perdita del tempo in Ridammi il mio tempo, reclamando la circostanza più alienante di questa perdita: una guerra dove all’azzeramento dei sogni combacia quello dell’esistenza; e infine quella della memoria con Il mio milite ignoto ponendo l’accento sul prezzo della libertà conquistata, spesso ignorata, un sapore unico, un valore inestimabile da difendere ogni giorno. La celebrazione dell’Amore come fil-rouge: nei monologhi e nei racconti viene raccontato come quello mancato, non goduto fino in fondo.”
“Chissà” è una sezione del libro che contiene brevi racconti che hanno come protagonisti varie personalità (Cassandra, Odisseo, Socrate etc…). Come sono nate queste riflessioni sulle storie di questi personaggi?
“Dicevamo prima che ho vissuto e rivissuto nelle parole dei personaggi di Chissà parole, forse perché anch’io scrittore, la sintesi più vivida della loro esistenza, la più pura. Perché ho scelto quei personaggi (altri saranno maturi a breve per uscire decantati dal cassetto)? Sveliamoli giocando con le corde intime di Hornoff: Bauschan è il cane di Thomas Mann in Cane e padrone, splendida sintesi del rapporto d’amore e d’intesa nella simbiosi tra cane e padrone, appunto, che ho rivissuto anch’io, e che ho idealizzando letterariamente in questo cameo, nel momento dell’addio. Cassandra mi ha sempre appassionato per la sua bellezza e la sua caratteristica che di fatto ha salvato la letteratura di millenni; immaginiamoci altrimenti il contrario, se fosse stata ascoltata. Odisseo è il viaggio di ciascuno di noi nel quale intimamente mi inscrivo data l’imprevedibilità e varietà della vita che vi dicevo ho avuto sempre all’insegna dell’esperienza. Penelope la trovo semplicemente irresistibile nel suo amore. Io ho amato le persone che ho avuto accanto di volta in volta, e ancora intimamente voglio loro bene, sposando una persona incontrata la prima volta a scuola e rincontrata dopo quattordici anni, un brivido tra il dejà vu e fil rouge che mi attraversa e mi conquista quotidianamente. ‘Chissà Hornoff’ è a pedice del mio libro Dune Coniche di Capezzoli Pastello nella trilogia Nodi al Pettine e che richiama proprio l’inizio di quel gioco dei Chissà che ho poi sviluppato nel tempo in maniera costante, ed è un gioco di specchi tra ego ed alterego. Galileo è per me lo scienziato per antonomasia, l’uomo, nella sua completezza di vigore scientifico e ricerca della verità in un’epoca dalle verità scomode, è un uomo che si emoziona sapendo che le parole non bastano per esprimere Dio e l’unica lingua utilizzabile è la Matematica: universale e infinita, razionalità e fede, fede e ragione. Dante è stato davvero sviscerato dagli studiosi nella sua letteratura. Il taglio dato al suo carattere, arcigno e severo, sembrava essere corredo necessario ad un’opera immensa dandone condimento di immortalità, come se un uomo fragile non fosse già per esso immenso; ed è questo angolo di luce che ho voluto mettere in risalto rispetto ai molti coni d’ombra spesso celebrati del suo carattere. Kate Chopin è un’autrice che amo molto è si rifà al mio amore immenso per le donne e alla loro immensa capacità di combattere contro un mondo organizzato veramente in maniera ignobile. Leonida è uno dei personaggi che più ho amato dell’antichità a livello ‘bellico’ svelando etica e morale, immensa universalmente, nel suo gesto: virile, impeccabile, affidabile, fino alla morte appunto, un vero tributo al suo onore. Pericle ha rappresentato tutto quello che riusciamo a godere come risultato della Grecia classica, conscio del suo impegno coevo ignorando del tutto le ricadute immense nel sentire umano universale. Pitia (ho preferito preservare la lectio greca Pitia rispetto alla latina Pizia, per conservarne vividezza e patos) era la moglie di Aristotele, un uomo che ha ridato una logica al mondo, al tutto, ha dato dei riferimenti certi e allo stesso tempo ha posto nel suo metodo il principio del dubbio, un grande di sempre spesso abusato nei secoli successivi e manipolato, a cui ho voluto ridare la freschezza e la lucentezza iniziale, amore e stupore. Socrate rappresenta per me il monito della libertà a prescindere. Se il governo più giusto uccide l’uomo più saggio qualcosa non va, Aristotele e Platone teorizzarono le prime contromisure nelle loro opere, analizzando e raccogliendo i semi e i germi della gestione ad uso e consumo personale della cosa pubblica. Un monito quanto mai attuale. Spero di essere stato esaustivo e di avervi incuriosito alla lettura…”
Quali sono i suoi prossimi progetti?
“Ho tradotto dal francese Candido, Micromega di Voltaire; La signora delle Camelie di Dumas figlio. Sto finendo la mia trilogia Con la luce della luna che uscirà nei prossimi mesi, il primo sarà il mio romanzo storico 7 giorni a novembre (scritti definitivi), (gli altri due titoli sono ancora riservati); ma anche lì le parole d’ordine saranno: mai essere monotoni, mai banali, mai prevedibili in un andirivieni di emozioni, e colpi di scena.”