“Ricominciare” è l’opera che ha scelto di esporre durante la collettiva ed è un’opera realizzata con tecnica mista (alluminio, gesso, colori acrilici e polveri di spezie). Perché ha scelto di presentarsi al pubblico proprio con questo dipinto? Cosa rappresenta per lei?
“La vita è generosa! Da un piccolo incidente è nato tutto… A primavera di quest’anno mi sono rotta il malleolo, mi sono ritrovata ingessata e su una sedia a rotelle proprio nel momento in cui tutto si risvegliava e io dovevo restare immobile. Impossibilitata a muovermi, anche in casa mia, perché su più livelli, un nostro carissimo amico mi ha ospitato a casa sua, in Val Cavallina a Monasterolo del Castello sul Lago di Endine in provincia di Bergamo. Una situazione fantastica e suggestiva, un appartamento all’ultimo piano di una piccola palazzina su tre piani, con quattro terrazzi ai punti cardinali con vista sulla vallata e sulle montagne. Davvero incredibile. Qui, immensa nella natura, benché ferma, c’è stato piano, piano un mio rinnovamento e mi è tornata la voglia di dipingere e ho iniziato proprio con quel quadro che porta come nome “Ricominciare”. Volevo, però, anche provare cose nuove, cercare di rendere i quadri anche materici, usando materiali diversi come l’alluminio, polvere di gesso, polveri profumate come le spezie e gli acrilici. Sì! Sono sicuramente affezionata a quel quadro. “Ricominciare” significa affrontare un cambiamento nella vita, comporta una trasformazione interiore. E non importa che si tratti di un cambiamento subìto o appositamente cercato: in entrambi i casi si tratterà di dire addio a un ordine prestabilito e impegnarsi nella costruzione di un rinnovato equilibrio. Qualunque ambito riguardi, il cambiamento implica il coraggio di compiere un passo in avanti, un’evoluzione interiore. Percorso non facile, soprattutto se si fatica a rivedere o mettere in discussione i punti fermi della propria vita. Eppure il cambiamento interiore è necessario, anzi: è fisiologico. Nulla è immobile e tutto nella vita si trasforma continuamente, dalle situazioni che viviamo al modo in cui percepiamo i sentimenti e le relazioni. Ma il discorso non riguarda semplicemente un passaggio della propria vita verso qualcosa di migliore o peggiore, quanto l’evoluzione interiore verso qualcosa di nuovo, di “diverso”. Una crescita psicologica, per l’appunto e l’arte per me si è rivelata un’ottima alleata. Scrivere delle mie opere non è sempre facile, soprattutto perché mi piace che siano un diario visivo delle mie interazioni con il paesaggio. Cerco di trasmettere quasi uno stato di natura senza tempo. Se dovessi rendere conto di ciò che cerco in un paesaggio “buono” è quello stato onirico che attira e consente alla consapevolezza del tempo di fermarsi per un po’. È un processo avviato non solo da me che creo l’immagine, ma che, si spera, coinvolga anche lo spettatore allo stesso modo.”
Nella sua nota biografica scrive: “Fin da bambina ha capito che la pittura è un linguaggio di infinite parole.” Ricorda il momento esatto in cui ha realizzato quanto fosse importante per lei esprimersi attraverso l’arte?
“Fin da bambina ho sentito la pittura come modo privilegiato per trarre e comunicare emozioni. Il mio percorso, osservato a ritroso, mi vede cogliere a pieno l’imprinting artistico ricevuto in famiglia: mio padre musicista classico, direttore d’orchestra e corale, organista, nonché studioso d’arte e filosofia, mia mamma, artista poliedrica, formatrice e curatrice di mostre e preziose installazioni, insieme a mio nonno anche lui un magnifico artista pittore, scuola Brera, è stato proprio mio nonno ad aprirmi questo meraviglioso mondo che è la pittura. Sono state le basi importantissime per impostare al meglio la mia vena artistica sia sul piano caratteriale che sul piano lavorativo. Ho avuto un’infanzia fantastica. Genitori e nonni che mi hanno sempre incitato a fare e sperimentare. Per me, riempirmi di colori, dipingere, essere in contatto con la natura voleva esprimermi totalmente ed è sempre stato così.”
Il suo percorso artistico e creativo ha mai subito drastiche interruzioni? Ci sono stati momenti della sua vita in cui non ha trovato più lo stimolo o l’ispirazione per creare?
“Ho avuto, per mia fortuna, una vita piena anche a livello lavorativo sempre nell’ambito creativo. Sono giornalista e per 22 anni sono stata Art Director, certo dipingevo di rado e soprattutto per me. Sono un’artista astratta. Cerco di lasciare che il mio lavoro parli a chi ama la natura. La mia vita di artista è iniziata molto prima che iniziassi effettivamente a dipingere. Sono tornata a dipingere quest’anno nel 2022. Mi ispiro principalmente alla natura, con tutta la sua estrosità, colori e superfici. Dipingo strato dopo strato; cercando di generare una composizione equilibrata e disinvolta. Sebbene i miei dipinti possono essere piuttosto “selvaggi”, le sfumature che uso sono spesso sottili ma abbastanza carismatiche. Se dovessi scegliere una parola per descrivere la mia arte, dovrei dire “wabi sabi“; un termine giapponese per “imperfetto, impermanente e incompleto”. Spiritualità o realtà, un mondo fantastico e la sua libertà. Dipingere è il mio modo di essere. Nella pittura sperimento spesso in modo giocoso e disordinato toni diversi, consistenze diverse e mix di colori e materiali. Per ottenere strutture uniche nel mio lavoro. I pezzi che creo sono quasi monocromatici e insaturi, perfetti e imperfetti con sfumature e trame vicine alla natura.”
Quali sono le emozioni che prova ogni volta che vede esposta una sua opera e qual è l’obiettivo più ambizioso che vorrebbe raggiungere come artista?
“È sempre una grande emozione vedere una propria creazione appesa in una galleria, tra l’altro sono molto, molto fresca in queste cose, per non poter provare grandi emozioni e gioia, ma penso non passi mai. Si può dire che nasco quest’anno come artista. Concretizzare e vivere delle proprie passioni penso sia la realizzazione che più tutti vorremmo raggiungere sicuramente, ed è l’obiettivo più ambizioso che ognuno vorrebbe attuare. Si vedrà, sicuramente sono una persona che non molla e che ha ancora voglia di ri-inventarsi. Come dicevo… la vita è generosa.”