Nel suo dipinto “Il cattivo Euritione” l’uomo all’interno del quadro sembra quasi uscire dalla tela per combattere con Euritione. Interessante rappresentazione di un quadro che “esce” dal quadro stesso. Ha utilizzato altre volte questa illusione? Come le è venuta questa ispirazione?
“Quando inizio a dipingere un quadro, non so mai come sarà alla fine, nel senso che le idee mi vengono man mano l’opera procede; non c’è mai nulla di prestabilito, e così è stato anche nel caso del “Cattivo Euritione”: mentre lo dipingevo, mi è venuta l’idea di rappresentare Euritione che combatte con un soldato che “esce” da questa cornice-specchio, quasi fosse un alter ego del centauro stesso. Questa illusione non l’avevo mai utilizzata in precedenza, ma in un quadro che ho dipinto qualche mese dopo “Il cattivo Euritione”, l’ho ripresa, seppur in maniera meno marcata. Si tratta del quadro “Ne averteris oculos”: in questo caso ad uscire dal quadro sembra essere la pelle del serpente tentatore.”
Alcuni suoi quadri hanno una ambientazione o tematica classica. Le piace questa cultura?
“Sì, mi piace molto la cultura classica, anche se non posso dire di esserne un conoscitore. In particolare, mi affascinano le storie e i miti greci per vari motivi. Innanzitutto, perché sono racconti molto fantasiosi, ricchi di un’infinità di personaggi, poi perché di ogni mito esistono più versioni (ad esempio, quando mi sono documentato per il soggetto del cattivo Euritione ho trovato varie versioni della storia, anche molto discordanti fra di loro). Inoltre questi racconti spesso sono comuni a culture diverse, a parti del mondo anche distanti fra di loro, e questo fa riflettere sulle contaminazioni fra culture e religioni (pensiamo al tema del diluvio universale o ai vari racconti sull’origine dell’uomo). Infine, trovo che questi racconti, anche a distanza di millenni, siano ancora portatori di valori e tematiche molto attuali e questo perché alla fine la tematica di fondo è l’animo umano in tutte le sue sfaccettature. Infatti, nell’opera “Ne averteris oculos” ho voluto proprio evidenziare questa cosa: dopo tanti secoli, il tema del peccato e del senso di colpa, della vita e della possibilità di viverla come meglio si crede è ancora attuale, anzi, attualissimo! L’omosessualità a voler vedere era più accettata una volta che oggi. Mi interessa capire il motivo di questo “passo indietro” e per fare ciò non si può prescindere dalla conoscenza della cultura che tanta parte ha avuto nella formazione della nostra.”
Utilizza principalmente la tecnica a spatola. Come è arrivato a prediligere questa tecnica rispetto alle altre? Cosa le piace di più?
“Forse può sembrare strano, ma ho cominciato a dipingere con la spatola perché mio padre, anche lui pittore autodidatta, non l’ha mai fatto! Lui ha sempre utilizzato il pennello, anche se gli piaceva la spatola, ma per mancanza di iniziativa o per pigrizia, alla fine non si è mai messo in gioco sperimentando una tecnica per lui nuova. E quando lo osservavo dipingere, mi diceva spesso di provare la spatola per fare una cosa diversa. Perciò, quasi per sfida, ho iniziato proprio con quella e mi sono convinto che era la tecnica giusta per me, per quello che è per me la pittura. Infatti, utilizzare la spatola vuol dire dare un’impronta secca e decisa, è quasi come un colpo di sciabola. È più grezza del pennello, però è anche più significativa perché devi essere deciso e preciso, non sono ammessi ripensamenti. Poche spatolate possono delineare una figura, mentre col pennello si gioca più sulle sfumature. Quando utilizzi la spatola, nel momento in cui cominci a delineare i soggetti, devi già avere bene in mente come vuoi realizzarli. Dal momento che, come dicevo prima, quando io dipingo, non ho ben chiaro quale sarà l’esito finale del quadro, la spatola mi permette di trasferire sulla tela le mie emozioni, ciò che provo in quel preciso momento, quasi in tempo reale. È più immediata insomma.”
Quanto c’è della sua vita personale nei suoi quadri?
“Della mia vita personale nei miei quadri c’è tanto, e c’è poco. Alcune opere sono legate alla mia vita, alla mia storia personale, ad esempio l’amore passato e l’amore presente. Altre invece sono legate alle mie idee, ai miei valori o all’attualità: prendo spunto da quello che succede. Una persona magari scrive per dire quello che pensa, io esprimo le mie idee attraverso la pittura. Ad esempio, ho dipinto un quadro che ha come tematica la paura e la solitudine vissute durante il lockdown lo scorso anno. Io credo molto nella libertà di pensiero, mi piacerebbe che ognuno fosse libero di fare quello che vuole, nel rispetto degli altri ovviamente, ed è da questo mio convincimento che è nato il quadro “Ne averteris oculos”.
Infine, altre volte prendo spunto da fatti successi ad amici, come nel caso del soggetto della ludopatia. Quindi se per vita personale si intende la mia persona, con tutte le mie esperienze, i miei valori, le mie idee, direi che nelle mie opere c’è tutto me stesso, ma non necessariamente ci sono le mie vicende, i fatti che mi possono essere accaduti, se non nella misura in cui questi mi hanno fatto essere quello che sono.”