LUCA SEDIOLINI

IL MISTERO NON È UN MURO MA L’ORIZZONTE

«Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere» (Emily Dickinson). L’arte poetica di Luca Sediolini nasce dal LOGOS e su di esso si fonda. Il poeta ha una devozione quasi liturgica per la “parola”, venerandone e ammirandone l’insita potenza generativa. Secondo Luca il LOGOS ha un potenziale (seme) così elevato, soprattutto nel suscitare emozioni, sentimenti, ricordi. Nel componimento programmatico “Scivolo”, la poesia allora è quello scivolo che permette ai “baci pietrificati” di tornare vivi, all’Amore di fluire: «Impietriscono milioni di baci…/ad un passo da labbra schiuse./Basterebbe un dolce scivolo/per passare su questa timidezza/che ci rende tutti ostili,/o solo una parola buona…» (“Scivolo”). La parola ha mille sfaccettature, mille possibilità, significati multipli… il poeta è colui che sa trovarne la parte più splendente, sceglierne la forma che sappia meravigliare ed incantare. Come un abile fotografo e regista, Luca prepara la scena. Ricama la poesia in un ambiente “noir”, a tratti spettrali, ornandolo di apparenti artifizi e poi sul più bello, quasi in climax, ferma la scena e scatta la foto utilizzando la luce migliore e più brillante. Ogni verso, allora, è la goccia d’acqua che permette e produce l’arcobaleno, facendo passare il bagliore attraverso di sé: «Una goccia di acqua/innocente nel diluvio/sbriciola brillanti/epiteti, sgorgati» (“Epifania”). La parola, quindi, è spesso rarefatta, studiata, pensata, seguendo i grandi maestri come Ungaretti e Quasimodo. I versi passano dalla perfezione dell’endecasillabo e dei settenari a forme brevissime. Luca si mostra in cammino, saggiamente filtra dal suo elegante ermetismo la consapevolezza che l’uomo non può comprendere o conoscere tutto pienamente. Il cuore della poesia racchiude il grido che l’uomo e l’universo intero sono un mistero: «Quando torneremo/fragili misteri/e non insondabili/certezze?» (“Misteri”). Il lettore attento che si avvicinerà a questi versi potrà cogliere e contemplare il prezioso tesoro che vi ha nascosto Luca. Il poeta è colui che coglie l’Eterno, raccoglie polvere di Infinito e di essa impregna ogni pagina, ripiegando il foglio con cura e lasciando il suo prezioso contenuto in dono al lettore: «Ripiego ogni foglio/in un formicolio/d’eterno…» (“Assaggio”). Come motto di questa intensa arte vengono in mente le parole dell’autore del “Piccolo Principe”: «Il mistero non è un muro, ma un orizzonte. Il mistero non è una mortificazione dell’intelligenza, ma uno spazio immenso, che Dio offre alla nostra sete di verità» (Antonie de Saint-Exupery).

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