CATALDO CONVERTINO

MERAVIGLIOSI VERSI NASCONO DA “LEI” E SONO PER “LEI”…LA DONNA, LA STELLA POLARE DELLA POESIA

«Benedetto sia ‘l giorno, e ‘l mese, e l’anno,/e la stagione, e ‘l tempo, e l’ora, e ‘l punto,/e ‘l bel paese, e ‘l loco ov’io fui giunto/da’ duo begli occhi che legato m’hanno;/e benedetto il primo dolce affanno
ch’i’ebbi ad esser con Amor congiunto,/e l’arco, e le saette ond’i’ fui punto,/e le piaghe che ‘nfin al cor mi vanno./Benedette le voci tante ch’io/10chiamando il nome de mia donna ho sparte,/e i sospiri, e le lagrime, e ‘l desio;/e benedette sian tutte le carte/ov’io fama l’acquisto, e ‘l pensier mio,/ch’è sol di lei, sì ch’altra non v’ha parte» (“Benedetto sia il giorno”, Petrarca).
Sulla scia della grande tradizione amorosa della poesia italiana, partendo dai poeti siciliani e passando per il Dolce Stilnovo, Dante e Petrarca, il poeta Cataldo Convertino basa la sua arte sul cantare d’amore. Musa ispiratrice, “centro e cuore” della poesia è la donna. Le poesie di Cataldo mostrano l’incanto, la magia che suscita questa meravigliosa creatura. Ispiratrice dell’arte, riposo e pace ai tormenti, portatrice di inaudita bellezza, capace di ridestare l’anima dal torpore:
«Nome di donna,/mi sei apparsa davanti,/fuggevole visione di limpida beltà,/la tua voce tenera nei disperati miei tormenti,/nel chiasso delle vanità,/sognavo i delicati tuoi lineamenti, i sublimi atteggiamenti,/ recluso nel vuoto grigiore,/senza più fede né ispirazione,/privo di lacrime, di vita, di felicità./Tornata è l’anima al risveglio,/come limpida luce del primo mattino,/e nell’ebrezza il cuore batte,/tutto risorge,/la fede, /la bellezza,/dolore ed amore» (“NOME DI DONNA”).
Meravigliosi versi nascono da “Lei” e sono per “Lei”. La donna è come la Stella Polare per i naviganti, il Sole che riscalda e nutre la terra, la Luce nel buio, l’Acqua che disseta, il Colore sulla tela, il Fuoco della Passione:
«Amor,/che a buon motivo riempi i miei noiosi giorni,/sveglio pur tieni i miei notturni sogni/avvolti nell’ovattato mantello del lunare silenzio./Come Stella Polare, tu, al sorgere del Sole sei già/Sveglio e sul mio capo posi del mirto la corona./Eternamente vivo e di colori dipingi le mie oniriche visioni/sulla bianca sete dell’eterno mio sperare./Amor, che come l’acqua disseti la mia essenza./Luce che tinteggi la mia ombra che pure si estende sul/mio disegnar tela di passione./Amor, che dolce fiorire fai desiderio primo,/acceso mantieni il fuoco dell’essere mio vivo…» (“AMOR, CHE A BUON MOTIVO RIEMPI I MIEI NOIOSI GIORNI”).
Sulla scia di Cavalcanti la passione amorosa è al tempo stesso una condizione di eccezionale intensità vitale. Osservando “la donna” il poeta è, allora, un equilibrista che cammina sulla fune tenendo in mano bilanciati: la grande, potente e bruciante passione amorosa e l’anelito mistico che suscita una tale pulcritudine:
«Ammaliato ti guardo,/ragazza dai capelli neri/dallo sguardo profondo,/mentre stringi al tuo petto un ramoscello fiorito di petali rossi./Mistica e carnale è la tua bellezza…/Rischiari con il tuo conturbante fascino i cupi bassifondi dell’anima mia/Rendi il mio volto, nel desiderio che ho di te, il più bello/degli ornamenti./Sei donna per il mio cuore,/l’unico mondo possibile,/no sgomento,/no stupore,/ma solo meraviglia di tanto sublime e struggente candore,/mentre la vita, imperterrita, scorre verso la foce, in un tranquillo mare» (“AMMALIATO TI GUARDO”).
Il lettore che si avvicina all’opera di Cataldo si troverà di fronte ad incantevoli versi di un poeta innamorato. Parole ricamate come fiori da offrire in dono all’amore:
«Dagli occhi delle donne derivo la mia dottrina: essi brillano ancora del vero fuoco di Prometeo, sono i libri, le arti, le accademie, che mostrano, contengono e nutrono il mondo» (William Shakespeare).

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