SEGUIRE LA VIA DELL’ESSERE POETA: CONTEMPLARE LA BELLEZZA, NUTRIRSI DELL’INFINITO, SPIEGARE IN VOLO LE ALI DELLA LIBERTÀ.
«Un poeta è un uomo che mette una scala su una stella e vi sale mentre suona un violino» (Edmond de Goncourt).
Il poeta è un uomo controcorrente…in grado di emozionarsi, capace ancora di ascoltare, di fermarsi a contemplare la bellezza, “interprete di un viaggio, chiamato presente”.
Questa concezione e consapevolezza è alla base dell’ars di Massimiliano Magri ed è il cuore della poesia programmatica: «Leggero come ali di farfalla,/distratto da un rumore di bellezza,/assorto a contemplare la grandezza/di un petalo che prova a stare a galla…/Rimasto a emozionarmi per un niente,/in genere deriso dai “concreti”,/ma sempre consapevole che, in fondo,/siamo rimasti in pochi in questo mondo,/nominati, forse a torto, poeti,/interpreti di un viaggio, che è il presente» (“IL POETA”).
Lasciarsi andare all’ESSERE POETA è una scelta ardua, un atto eroico, lanciarsi senza paracadute ma con l’idea di avere le ali, un’impresa da acrobata senza rete di sicurezza:
«L’ora è scoccata, il tempo ormai è propizio,/puoi far vedere a tutti quanto vali./Senza rimpianti, spiega le tue ali,/come un falco davanti a un precipizio…/Acrobata, io cerco d’imitarti,/ma non mi trovo dentro ad un tendone,/e sotto a me io no, non ho la rete» (“L’ACROBATA”).
L’uomo Massimiliano come un novello Ulisse varca le Colonne d’Ercole e rinasce, allora, come poeta. È una scelta vocazionale e missionaria. Tutto cambia! Il passato, il presente e il futuro sono visti con nuovi occhi. È un risorgere dalle proprie ceneri e dagli abissi, come la fenice. Nel dedalo di un labirinto generato da un groviglio di parole, Massimiliano scova il “filo d’Arianna” anche al buio e, seguendolo, torna a respirare aria pura all’aperto ed è in grado di farla sentire anche ai lettori. Questa è una splendida immagine ed un messaggio fondamentale, perché il poeta è colui che nell’oceano delle parole sa trovare quelle utili, quelle preziose, rare, genuine, liberandosi da quelle vane, opprimenti e malvagie. Il LOGOS correttamente scelto, usato e rispettato è una via verso la luce:
«Sepolto da un oceano di parole,/il cuore non ha più saputo uscire./È stato quasi al punto di sparire,/di rinunciare a rivedere il sole./Ormai quasi sconfitto e senza fiato,/ha chiuso gli occhi, rassegnato e inerme,/ma, senza aver bisogno di conferme,/un vecchio suo ricordo l’ha destato./E allora lì ha deciso di lottare,/scavare e risalire in superficie,/buttando dietro a sé parole vane./E ciò che poi alla fine ti rimane,/rinato, come l’araba fenice,/è un forte desiderio di volare.» (“PAROLE VANE”).
La strada che Massimiliano intraprende e che indica al lettore da seguire è quella della Libertà. Divenire ciò che siamo chiamati ad essere, rispondere all’anelito del nostro cuore:
«Mi piace contemplare l’orizzonte,/scrutare assorto il mondo e i suoi colori./Nutrirmi di bellezza, e lasciar fuori/di rabbia ed inquietudine ogni fonte./Anelo quella libertà infinita
che rende tutto grande, bello e vivo» (“LIBERTÀ”)
L’occhio poetico è quello del FANCIULLINO, professato dal maestro Pascoli. Tornare a stupirsi, a meravigliarsi e ad apprezzare le piccole cose, col cuore da “piccoli”:
«Non so stancarmi di quello stupore/che riempie gli occhi di tutti i bambini./Quell’espressione da implumi pulcini,/intenti ad osservare con candore./Così un legnetto diventa una spada,/e un piccolo gradino una montagna!/Che importa se un po’ d’acqua poi li bagna,/se sembra siano gocce di rugiada?/Le cose che ci paion complicate/altro non sono che mere sciocchezze./I loro cuori, come dei diamanti,/ci fan capire che i veri insegnanti/non siamo noi, con le nostre grandezze,/ma loro, piccole anime fatate!» (“PICCOLI”).
Le lacrime, il sorriso, il respiro. Ogni tassello del mosaico delle emozioni è importante, va vissuto intensamente e nel profondo, per poterlo contemplare completamente:
«La forza di un sorriso è sorprendente,/permette di risollevarti il cuore!…/ Se lo ricevi senti zampillare/di gioia la tua anima insicura» (“SORRISO”).
Il lettore che si avvicina a questi versi si sentirà parte integrante di un progetto, di un modo di vivere, del vero esistere. Massimiliano lo chiama, lo invoca a guardarlo negli occhi. Lo invita a seguirlo, spogliandosi della corazza dell’egoismo e della falsità, per effettuare insieme la traversata finale vero il “porto sicuro” dell’Amore, della Verità e della Libertà:
«Tu guarda nei miei occhi, e puoi scoprire/l’oceano di paure che è celato/dentro uno sguardo grigio e abituato/a fendere lo spazio per sfuggire./Aiutami a trovare nel mio guscio/la riga di una crepa, affinché possa/provare a smantellare la mia grossa
corazza, per avviarmi verso l’uscio…/Contraggo le mie membra a un sovrumano,
immane sforzo, e tu dammi la mano,/io sto per attraccare al fido porto/che sempre mi rincuora, sorridendo.» (“PORTO SICURO”).
Ringraziamo Dio del dono dei poeti come Massimiliano. Essi in parole e versi assomigliano ai “profeti”. Sono per noi luci nel buio, lampada ai nostri passi, faro nella notte:
«I poeti, nel loro silenzio/fanno ben più rumore/di una dorata cupola di stelle» (Alda Merini).