IL POETA ACCOGLIE IL LETTORE SULLA NAVE DELLA POESIA E LO ACCOMPAGNA NELLA TRAVERSATA VERSO IL PORTO DELL’AMORE
«Tra vent’anni sarete più delusi per le cose che non avrete fatto che per quelle che avete fatto. Quindi mollate le cime. Allontanatevi dal porto sicuro. Esplorate. Sognate. Scoprite» (Mark Twain). Alcune opere sono cariche e dense di vita, tanto da raccontarci non solo il contenuto “finito” in prosa o in versi, ma sono in grado di esprimerci una vita intera, un universo sconfinato. È questo un privilegio di pochi, un dono raro…e l’autore Raffele Piccininni si può di certo annoverare fra essi. Il poeta, dichiaratamente amante del mare, ci invita a salire sulla sua imbarcazione, per seguirlo nel suo meraviglioso mondo. Un percorso verso i porti e i lidi della vita, con un mare calmo o in burrasca. Un’ars in prosa e versi dal tono elegiaco, epistolare, come un’uscita in barca tra due amici. Il lettore è l’eletto, il fortunato passeggero a sedersi vicino al comandante. Ed ecco allora che la vela si spiega e Raffaele prende il timone, il poeta è pronto a guidarci attraverso il sogno della poesia e della letteratura: «Cullato da carezzevoli note, vola il sogno di un uomo. Cos’è questo sogno, di cosa è fatto? È fatto di onde del mare che accarezzano la sua pelle, di tramonti che accendono il suo sguardo, di visioni di monti e di valli che gli schiudono splendidi orizzonti…È l’unica arma che hai il sogno» (“Sogno”). Le onde sono le emozioni, i sentimenti, generate dal presente e dal ricordo. Tra esse la più alta e la più importante è quella dell’Amore. Formidabile nella sua bellezza e forza, è come una bonaccia che gonfia la vela della nave, come un vento leggero e delicato, che sospinge l’aquilone: «Ciò che fa vibrare le corde della sua anima è nelle mani di lei!/Ed è meraviglioso, per lui,/abbandonarsi, voluttuosamente, a questa dipendenza! Lui è come un aquilone nelle mani di una creatura che lo guida/indirizzandolo verso il cielo,/la purezza dell’aria,/i colori dell’atmosfera,/la bellezza delle prospettive,/la realizzazione di un sogno/tenendolo legato a lei ed impedendogli di cadere./Leggero, liberato del peso,/lui riflette sul fatto che tutto è condizionato dal vento,/dalle calde correnti che volano incontro al cielo!/Identificando il tutto con la magia dell’amore…» (“L’aquilone”). Dolce è, è stato e sarà, lasciarsi trasportare: «E lui si lasciava portare, beatamente, dalle più dolci sensazioni figlie del desiderio. Desiderio di lei come desiderio di sole, desiderio di lei come desiderio di tiepida brezza profumata di mare…Desiderio di lei come desiderio di bellezza, di fascino. Desiderio di lei come ansia di vivere e risveglio della speranza…» (“Fascino e Desiderio”). La traversata, allora, assume un significato molto più profondo. La magia dell’Amore trascina verso l’Infinito il poeta ed il lettore: «I viaggi sono quelli per mare con le navi, non coi treni. L’orizzonte dev’essere vuoto e deve staccare il cielo dall’acqua. Ci dev’essere niente intorno e sopra deve pesare l’immenso, allora è viaggio» (Erri De Luca). Il poeta, però, da maestro esperto deve ammonire il passeggero. Un sentimento così potente, può anche essere devastante! Come quando il cuore viene lacerato dall’innesto del tarlo del rimpianto: «Un sole ancora invitante, tanto per…ricordare./Un mare di cristallo…in calma piatta./Tanto silenzio sulla spiaggia…quasi spoglia! La sensazione strana…/come se il tempo si fosse fermato! Eppure, ancora…quanto desiderio d’Estate!» (“Rimpianto”). È l’attimo prima della tempesta…il poeta deve mostrare al lettore come affrontare questo mare dei sentimenti in burrasca, solo così il viaggio della vita e della poesia potrà proseguire verso la meta. La soluzione, il segreto è ancora affidarsi totalmente e con fiducia a Lei: «Lei riuscì a portarlo nelle dimensioni della poesia che lo avvolse improvvisamente in splendide sensazioni che lo spinsero a liberare l’emozione che lo accompagnò con questo intenso messaggio: Ti invio un pensiero lievemente soffuso di malinconia. Circondato da forti emozioni a malapena tenute a bada nel recinto della memoria. Una sensazione di “tempo inesistente” dove presente e passato si fondono costituendo un’unica entità. La vita che corre e si perpetua. Il senso dell’imponderabile nel quale ti abbandoni come in un viaggio su un mare infinito. Così ti ritrovi in una dimensione trascendentale per cui il sapore delle labbra interpreta la vibrazione dell’anima, la mano che ti accarezza possiede il mondo e gli occhi che ti guardano scrutano l’infinito! È questa la vita? Se lo è…è un incanto!» (“Trascendenza”). Il lettore che si avvicinerà all’arte di Raffaele, a man mano che avrà vissuto le sue opere, si accorgerà di essersi trasformato da “passeggero” a fidato “compagno di viaggio”: «Tu, che mi hai porto la mano ogni volta che te l’ho chiesta, tu che mi hai fatto sorridere ogni volta che non ne avevo la forza. Tu che mi hai fatto coraggio quando io tremavo di paura. Tu che mi hai dato la forza di vivere quando io vivere non volevo più. Tu che mi hai spiegato chi io fossi quando io non mi riconoscevo. Tu che mi hai fatto fare ciò che io non credevo di saper fare. Tu che hai pianto con me, tante volte, le mie lacrime. Tu che sei stato felice il giorno che io ho sorriso. Tu che mi hai fatto compagnia quando io, uomo solo, camminavo tra tante persone sole e che, anche da lontano, mi tendi le tue mani. Tu che piangi la mia lontananza ed invochi il mio nome quando la bufera della vita cerca di spazzare via i nostri ricordi. Tu che, come me adesso, non vuoi più arrenderti e non vuoi rinnegare il mondo che, insieme, abbiamo cercato di costruire e, come me, ti aggrappi alla nostra zattera di sogni perduti ma non dimenticati, hai un nome caro, prezioso ed unico perché ti chiami…Amico!» (“A un amico”). La nave della poesia approda al porto dell’Amore. Il poeta chiede solo di accoglierlo: «Accoglilo come la luna accoglieva quel canto e illumina, con la luce dei tuoi occhi, con la dolcezza del tuo sofferto amore, questo mio aspro cammino…la mia vita!» (“Lettera d’Amore”).