VALENTINA MURGIA

GOCCE DI UN MARE D’AMORE

L’opera della fotografa Valentina Murgia può essere introdotta dalla sua foto: “San Nicoli”, dove un bambino sta scavando una buca nella spiaggia. Essa sembra la rappresentazione della famosa leggenda di Sant’Agostino e il bambino: “Mi ero alzato presto quel mattino, e camminavo lungo la riva del mare. Mi capita spesso di fare così quando la mia mente non riesce a comprendere, cose più grandi me: con la sola forza della mia intelligenza cercavo di spiegarmi tante cose di Dio. Ero così preso dai miei pensieri che quasi non mi ero accorto che di fronte a me, a quell’ora dell’alba stava giocando un bambino. Aveva fatto una buca nella sabbia e continuava a correre da lì fino a riva, avanti e indietro, trasportando ogni volta un po’ d’acqua. – A che gioco stai giocando a quest’ora? – gli chiesi. Il bambino mi rispose che non era affatto un gioco, e che voleva solo riversare tutto il mare in quella buca. Sorridendo per la sua impresa cercai di farlo ragionare, dicendogli che non ci sarebbe mai riuscito, perché il mare è troppo grande per essere contenuto in una piccola buca nella sabbia. Anche lui mi sorrise, ma continuò nel suo gioco. Così proseguii il mio cammino. Non avevo fatto nemmeno dieci passi che il bambino alle mie spalle rispose. – Forse hai ragione Agostino, ma sappi che è più facile per me travasare qui le acque dell’intero Oceano che alla tua mente scorgere i confini dell’amore di Dio – ” (“Leggenda di Sant’Agostino e il Bambino”). L’ars di Valentina può essere simboleggiata da questo episodio. La fotografa come il bambino cerca di racchiudere l’intero Universo dentro le proprie immagini e come il Santo tenta di afferrarne il senso. Tuttavia, giungendo umilmente alla consapevolezza che entrambe le cose non siano umanamente possibili, si affida ad una consapevolezza determinante – SIAMO GOCCE DI UN OCEANO – : “Sappiamo bene che ciò che facciamo non è che una goccia nell’oceano. Ma se questa goccia non ci fosse, all’oceano mancherebbe. Importate non è ciò che facciamo, ma quanto amore mettiamo in ciò che facciamo; bisogna fare piccole cose con grande amore” (Santa Teresa di Calcutta). A questo tema si allacciano una serie di opere dedicate al mare come “Paradiso sardo, Portixeddu” e “Tramonti di Sardegna”. Dunque Valentina inizia a dare ad ogni cosa importanza, a osservare con attenzione ogni singolo frammento (goccia) della vita, del creato, dell’esistenza. Che sia un’emozione, un fiore, un bambino, un monumento o un tramonto, lo spirito della fotografa è lo stesso: anche nella foto più perfetta e meravigliosa non potrà essere comunque rappresentato e contenuto l’Universo, in essa però si potrà cogliere e sentire l’Amore fluire. Compito dell’artista è fare in modo che questo sia possibile all’osservatore, tramite la propria opera. Diventa fondamentale lo sguardo “poetico e artistico”, un dono speciale di Valentina, che già nel contemplare determina una forma d’Amore. Con queste premesse si possono ora meglio capire i filoni artistici dell’autrice. IL CREATO. L’occhio di Valentina si sofferma sui fiori, gli alberi e le piante. “L’albero in primavera” è un’icona della rinascita, del ciclo vitale e soprattutto del colore. “Dedicato a nonno Nando” è una dolcissima immagine dedicata al nonno, con un tappeto di fiori gialli, rossi e viola. “Dalia”, “Papavero”, “Parco”, “Pioggia”, “Primavera”, “Rosa” e diverse foto dedicate ai tulipano completano questa parte della galleria, che sembra rievocare le parole di Dante: “Tre cose ci sono rimaste del Paradiso: le stelle, i fiori e i bambini” (Dante Alighieri). La contemplazione della natura dona un ruolo fondamentale anche agli animaletti più piccoli, come le lumache o le lucertole (“Piccole creature”, “Lumache”, “Natura”). La foto simbolo è certamente “Conchiglie”. In essa le conchiglie formano un cuore. Come nelle frase citata di Santa Teresa, ogni singola cosa è una parte dell’Amore, ciascuno è importante: “Se hai cuore, non puoi perdere niente dovunque vai. Puoi solo trovare” (Jean-Claude Izzo). LA FAMIGLIA. Una persona dalla grande sensibilità come Valentina è grata alla sua famiglia e questo ideale riesce a mostrare al lettore come via da seguire. Testimoniano ciò le foto dedicate al nonno: “Dedicata a nonno Nando”, alla zia: “Dedicata a zia Marina”, alla mamma: “Mamma”; ma soprattutto: “Matrimonio”, che rappresenta due fedi su di un libro aperto. L’opera: “Amore”, che mostra una fede ad un anello di una mano. appoggiata sul finestrino bagnato dalla pioggia, simboleggia e significa che l’Amore proteggerà da ogni intemperia della vita: “La famiglia è lo specchio in cui Dio si guarda,e vede i due miracoli più belli che ha fatto: donare la vita e donare l’amore” (San Giovanni Paolo II). LA STORIA. Per passare dal personale all’universale l’artista è attenta anche alla Storia. Una serie di opere dedicate all’antica Roma manifestano questo filone: “Quando ci poniamo di fronte all’antichità e la contempliamo con serietà nell’intento di formarci su di essa, abbiamo il senso come di essere solo allora diventati veramente uomini” (Johann Wolfgang Goethe). L’osservatore/lettore che si avvicinerà all’opera di Valentina, capirà di aver di fronte non soltanto uno splendida arte fotografica, ma di trovarsi immerso in un mare, in meraviglioso mondo, del quale egli stesso si ritroverà a far parte e si riscoprirà elemento fondamentale: “Ogni cosa, dalla più bassa alla più sublime, dalla più piccola alla più grande, esiste dentro il tuo essere, senza differenze. In una goccia d’acqua c’è il segreto di tutti gli oceani sconfinati” (Kahlil Gibran).

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