GLORIA CASTELLUCCI

UNA PITTURA VIVA VERA E DONNA

La pittrice Gloria Castellucci si inserisce nel filone pittorico tradizionale dell’impressionismo e del post-impressionismo. Per quanto a un primo sguardo, si nota subito di avere a che fare con una discepola, particolarmente devota, di Monet, Gauguin e Matisse, a cui, infatti, dedica diversi quadri, intitolati: “Pensando a Monet”, “Pensando a Gauguin” e”Omaggio a Matisse”, tuttavia, per introdurre l’opera dell’autrice, è importante prima capirne e tracciarne i fondamenti teorici. A riguardo il riferimento è uno dei padri dell’impressionismo: Renoir. I suoi pensieri e le sue idee sembrano essere alla base anche dell’arte di Gloria. La prima frase da citare è: “Il dolore passa, ma la bellezza resta” (Renoir). Tutta l’opera dell’autrice è ispirata a questo assunto ideologico. Con una integrazione personale sul colore, tanto che potremmo completare la frase in questo modo: “Il dolore passa, ma il colore e la bellezza restano”. L’idea non è solo di fermare il bello, bloccarlo nel dipinto e renderlo immortale, ma piuttosto quella di renderlo vivo e reale: “Com’è difficile capire nel fare un quadro qual è il momento esatto in cui l’imitazione della natura deve fermarsi. Un quadro non è un processo verbale. Quando si tratta di un paesaggio, io amo quei quadri che mi fanno venir voglia di entrarci dentro per andarci a spasso.” (Renoir). Ciò che si rappresenta deve essere VIVO e la stessa concezione va applicata ai soggetti. Non a caso Renoir è del movimento il più celebrato per i suoi dipinti di figura. Se si insegue e si vuole rendere viva la bellezza, allora: “Cosa c’è più bello e vivo del corpo di una donna? “. La pittrice Gloria ha lo stesso pensiero. I suoi bellissimi nudi femminili, parte fondamentale della sua produzione, hanno il pregio di avere certamente in mente Matisse e Renoir, ma anche di riuscire a realizzare un tratto caratteristico e una speciale timbrica propria. Reali e sensuali ma mai volgari, interessanti, intriganti, andando addirittura a sfiorare Frida Kahlo. Come il paesaggio deve far venire voglia di entrarci dentro, così il dipinto di una donna nuda deve suscitare un desiderio tattile. Ci aiutano ancora le parole di Renoir al figlio: “La pittura non si racconta, si guarda. A cosa servirebbe, se anche ti dicessi che le cortigiane di Tiziano fanno venire voglia di accarezzarle? Un giorno ti capiterà di vedere quei quadri, e se non ti faranno né caldo né freddo vorrà dire che di pittura tu non capisci niente” (Renoir). Un impressionismo concreto, sensistico. Dunque il primo filone dell’opera dell’autrice è delineato. Possiamo definirla come Renoir una “pittrice delle donne”. Dopo un iniziale omaggio a Monet con la rappresentazione delle ninfee in “PENSANDO A MONET” e “OMAGGIO A MONET”, ecco la prolifica produzione figurativa femminile, intitolabile: LA BELLEZZA DEL CORPO FEMMINILE. Tanti volti, seni, labbra, sguardi, colori, eros: “LUDOVICA”, “MADAME STEFANY”, “LA POSA”, “LA MODELLA”, “LA GRANDE DONNA”, “LA GEISHA”, “L’IMMAGINE”, “L’INTRUSA”, “LA DAMA”, “L’ATTESA”, “L’EREDITIERA”, “INNAMORATI”, “L’ABBRACCIO”, “IL RIFLESSO “, “IL RITRATTO”, “EVA”, “ANGELICA”. Donne reali, vive sensuali. Solo una frase di una grande poetessa può renderne l’idea: “La nudità mi rinfresca l’anima” (Alda Merini). Alla scuola delle Muse di Renoir, delle Odalische di Matisse con l’aggiunta della sensualità del colore, con una prevalenza del passionale rosso. Evidentemente una pittrice donna sa rendere meglio di uomo questo tipo di dipinto perché è come se volesse affascinare e truccasse il corpo per sedurre l’osservatore: “Non penso di aver finito un nudo fino a quando penso che io potrei pizzicarlo” (Renoir). Possiamo, dunque, passare al secondo filone pittorico dell’autrice, dedicato alla RITRATTISTICA MASCHILE. Omaggio evidente all’impressionismo concreto, non solo fatto di paesaggi e colori, ma pieno di vivi volti e gesti, abiti e accessori che circondano le figure nel quotidiano. Tratti, vestiti e colori, tramite i quali Gloria in “IL TENORE”, “IL CONTE”, “IL CLOCHARD”, “IL GRANDE ARTUR” caratterizza immediatamente la posizione sociale e culturale del raffigurato. Ispirazione e devozione alle opere di Manet, Renoir, Degas, Pissarro, Cezanne, Morisot, fino a Boldini e Rodin: “Vero pittore è colui che sa afferrare il lato epico della vita di ogni giorno e sa farci vedere quanto siamo grandi e poetici nelle nostre cravatte e nelle nostre scarpe verniciate” (Baudelaire). È proprio questo che fa con sorprendente originalità l’autrice, applicando a modo suo il concetto di “rivoluzione dello sguardo” impressionista. Se a livello di colore sembra esserci un passaggio a Chagall, ciò che colpisce è la caratterizzazione dello sguardo. Ciascun personaggio raffigurato sembra assorto nel fissare qualcosa o qualcuno, forse una donna? Così sembra in “PENSANDO A LEI” e “L’INNAMORATO”. L’osservatore, dunque, che si avvicinerà a questi quadri non potrà rimanere indifferente, perché l’idea base di chi li ha dipinti non è solo di portare il suo sguardo dentro, ma è proprio di portarlo lì interamente in carne e ossa. Lasciamoci allora trasportare, ADDENTRIAMOCI anima e corpo nelle opere di Gloria, ci attende sensualmente una pittura viva vera e donna…

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