POESIE AL CHIARO DI LUNA
C’è un filo conduttore che ci guida nell’opera della poetessa Emyett: la Luna. Nei miti greci viene personificata nelle dee Selene e Artemide. Ha ispirato poeti di ogni epoca e nazione. Petrarca fa della luna una metafora dei suoi stati d’animo malinconici e notturni. Leopardi fa pronunciare al suo pastore errante: “Che fai tu, Luna, in ciel? Dimmi che fai, silenziosa luna?” (“Il Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”). Etimologicamente “luna” deriva dal latino e significa “splendente, luminosa”. Nella Letteratura italiana, la parola “Luna” appare per la prima volta nel Cantico delle creature di San Francesco: “Laudato sì, mì signore per sora Luna e le stelle”. La nostra autrice ci dona una visione nuova e intima: la luna è una guida, compagna di viaggio, mamma, amica, immutabile, fenice ed anche e soprattutto musa ispiratrice. Accompagna il corso delle stagioni dell’anno (fatte di caldo, freddo e di tutto quello che deriva da esse), come quelle della vita umana (fatte di gioie e dolori, momenti felici e non). Anzitutto bisogna capire il “locus” dove si genera la visione poetica. L’ambiente è quello notturno. Tutto tace, il giorno e i giorni passati si agitano nella mente e l’anima è piena di emozioni da far uscire. Eppure per rendere possibile la poesia, c’è bisogno di una luce nel buio che faccia da guida e tanto illumini il cammino, quanto dia luce anche al foglio dove scrivere. La Luna squarcia le tenebre, come una lama elimina anche l’oscurità nel cuore dell’autrice, permettendole appunto la produzione in versi. Fornendoci, allora, questa bellissima immagine, la nostra poetessa intinge la piuma d’oca nel calamaio e scrive versi al chiarore di Artemide. Si potrebbe andare anche oltre, affermando quasi che l’autrice scriva versi proprio alla Luna, quasi per affidarglieli insieme alla sua vita. Il tempo della luna è il tempo poetico. Il mondo della luna è il mondo poetico. L’incanto finisce col giorno: “Quello che non farà il giorno/lo farà la notte:/scriverò sopra un mare d’erba..” (“DONI CONDIVISI”). Possiamo ora capire e vedere le varie sfaccettature di questo universo “Emyett”. La Luna è Musa ispiratrice e guida nel mondo poetico, come Virgilio accompagna Dante nella Divina Commedia, di ciò sono programmatici i versi:”Se la luna dorme nel cuore,/forse sogna anche per me./Io mi affido alla sue trame/ed è così che viaggio nel suo reame.”(“QUANDO LA LUNA DORME NEL CUORE”). È una compagna di viaggio nei periodi freddi dell’anno e della vita: “Lame di gelo si insinuano in un morbido cuore/creando ghiacciai e paesaggi di sporco candore,/…Sto già dormendo e tu mi accarezzi…”(“LUNA DI GENNAIO”). È vicina nelle primavere del cuore e dell’animo. “Prima rosa, prima luna/…Prime storie di primavera/prime passeggiate di luna forestiera.” (“CALORE LUNARE”). Nei momenti caldi è, da topos letterario, ispiratrice di amori e di amanti: “Questo,/accade nella stanza degli amanti,/nella stanze delle dune e delle lune/dimenticate dal sole” (“LA STANZA DEGLI AMANTI”). La poetessa e la Luna sono libere come libellule (“LIBELLUNA”), il loro viaggio nel tempo notturno può estendersi ovunque, oltre ogni confine, non ha vincoli se non quello temporale del ritorno del sole. La luna sa anche stare in silenzio, per ciò che è stato e poteva essere, per un rimpianto o per un dolore: “E continuamente penso/a come avremmo fatto insieme/penso alle parole, ai ripensamenti…” (“IL SILENZIO DELLA LUNA”). Anche il silenzio, che in teoria potrebbe corrispondere ad una aridità poetica, ispira un grido di dolore nella ricerca di un conforto o di una risposta: “Se la luna pensa a sé/non può pensare a me!” (PENSIERI DI LUNA). Dolcissima l’immagine di luna come madre: “Tutto il cielo attende che tu/ti metta a dormire./Mamma Luna più di tutti…” (“IL BAMBINO E LA LUNA”). Addentrarsi, dunque, in questo mondo è un’esperienza unica e mistica. Se ci lasciamo guidare, presi mano, il tempo si fermerà, tutto si sublimerà. All’inizio i nostri occhi non saranno capaci di vedere e comprendere, poi adattandosi alla nuova luce di Artemide, saranno in grado, anche loro, di uno sguardo poetico e di capire lo splendido messaggio di Emyett. In Ariosto Astolfo va a recuperare il senno di Orlando sulla luna (“Orlando furioso”, canto,34), Emyett vi recupera la vita e le emozioni umane. Di notte c’è una poetessa che scrive al chiaro di…