VOI CH’ASCOLTATE IN RIME SPARSE IL SUONO

Il poeta Francesco C. si colloca nella tradizione classica dei poeti italiani, con una particolare devozione a Dante e Petrarca. Di quest’ultimo, il famoso sonetto proemiale del Canzoniere: “Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono/ di quei sospiri ond’io nudriva ‘l core/ in sul mio primo giovenile errore/ quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono”, sembra essere il manifesto programmatico delle opere dell’autore. In comune col Petrarca e col “sommo” Dante, Francesco C. mostra una vera e propria passione per la rima. La padroneggia e la utilizza nelle sue forme più variegate: alternata, baciata, incrociata, incatenata. Tramite questa abilità non solo dà vita a giochi stilistici, ma racchiude il suo personale percorso di vita e poetico nei versi, dotandoli di una cadenza e di un’estetica perfetta e piacevole. La musicalità è la chiave di lettura. Con la conoscenza e l’uso della metrica, l’autore crea un ritmo talmente calzante, da riuscire metaforicamente: a far passare il lettore dal camminare al marciare, dal correre al danzare. Dapprima è l’amore per una donna (Respiro, Alba, Voglia), come Laura e Beatrice, a suscitare la vena poetica nel giovane artista; in seguito è l’attenzione rivolta a temi più filosofico-sociali (Sabato Sera, Urban Survivor, Gente di Spetttacolo) ed esistenziali (Ad una Amica, Rinascita, Notturna Vita). Un percorso umano e artistico che ricorda la sequenza dantesca: Vita Nuova (tema amoroso), Convivio (tema filosofico), Divina Commedia (tema divino). Particolarmente commovente è l’omaggio all’amico scomparso Romeo, nell’omonima poesia. I temi del dolore e della morte sono, dunque, affrontati con estremo coraggio e disinvoltura. Proprio la poesia e le “amate” rime riescono a dare conforto. Il poeta Francesco C., sicuro come nel famoso passo del Purgatorio, invita il lettore: “Vien dietro a me, e lascia dir le genti: sta come torre ferma, che non crolla già mai la cima per soffiar di venti”.