Arcangelo Mormile

Anime impresse su tela

L’arte figurativa di Arcangelo Mormile trasuda di metafisica e surrealismo: il figurativo sembra essere per l’artista solo il ponte visivo, il medium, che traghetta verso qualcosa che è “oltre” il dato oggettivo e concreto. I tratti disegnano, descrivono, ma allo stesso tempo alludono a qualcosa che si nasconde dietro ad essi. Qualcosa che è immerso in mondi onirici, animati da emotività stregate e controcorrenti, misteriose, che abbracciano in sé luci ed ombre. Il volto di piccole donne eleganti e raffinate, classiche nel loro porsi, solo formalmente richiama a candore e compostezza, ma la profondità dello sguardo che si staglia su un mare nero di inconscio allude ad un mondo disordinato e in tempesta. Un mondo interiore profondo che scalpita, si muove, che vibra così come quei decori liberty che timidi ricorrono nelle tele dell’autore come simbolo di un animo che danza vorticosamente libero dietro l’ordine prestabilito. Volti perfetti ed armonici, labbra morbide, nasi minuti, capelli raccolti: la donna si mostra archetipo di bellezza classica e lunare, che accoglie in sé la luce del candore tanto quanto l’ombra del mistero. Come seguendo un’eco leggera con le opere di Alfons Mucha, scopriamo figure femminili effigiate, ritratte in posa nella loro perfezione seduttiva e conturbante seppur eterea e quasi divina: la preziosità dell’insieme, sottolineata dal decoro dorato e dai colori caldi, suggerisce un’atmosfera lussuosa e decadente in perfetta sintonia con i canoni dell’Art Nouveau. Ma non solo, la pittura simbolica di Mormile si presta a molteplici interpretazioni: come nell’opera di O. Wilde i ritratti di Mormile sembrano racchiudere e rapire la bellezza eterna di un corpo e della sua anima impressi nella tela, conservandone la purezza come in un patto diabolico con il diavolo dell’effimerità che, da dietro le quinte dell’inconscio, però, si sente vibrare.

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