L’avventura pittorica
Possiamo considerare Donatella Nania un’arista a tutto tondo. La creatività è strumento di ricerca, di osservazione della vita e del suo fluire interno. Mediante l’atto artistico in senso ampio cerca se stessa, esprime l’interiorità più profonda dandole forma, segnando tratti, ritraendo scene dell’anima, impronte emotive. Nania cerca la sua forma e non si ferma, dipinge, disegna, scolpisce, cambia tecniche, intreccia colori e materiali diversi alla scoperta della trama nascosta e multiforme che costituisce la sua anima. La sua pittura è un’avventura, è un “fare esperienza di”, ogni tela è il ricordo di un viaggio prezioso nel suo mondo interiore. È una ricerca che coraggiosamente avanza sempre più in alto, verso nuove mete, incarnando culture e tradizioni diverse alla ricerca costante della sua essenza più vera, la sua perla interiore. Nania passa dalla secessione Viennese, dove, come un’abile orafa, rielabora le opere di Klimt in una commistione perfetta tra astrazione, sintesi e decorazione, agli affreschi di Michelangelo della Cappella Sistina. Attraversa la nascita di Adamo, gli inizi della vita, passando alla ricerca di “Eva” e di quel femminile primordiale che tanto ci sfugge nella sua ambiguità e stratificazione. Il femminile ha a che fare tanto con il sacro, icona di regalità, spiritualità e riverenza (come per Klimt), tanto con un erotismo ed una sensualità di cui il corpo ne è testimone. Quel corpo che l’arista studia e definisce nei tratti intensi e profondi della sua scultura.
Questo viaggio interiore dell’artista è come un’archeologia, un portare alla luce se stessa e ri-scoprire la vita sempre attraverso sguardi differenti. Non a caso, simbolicamente, il mondo classico ed il mito sono temi cari a Nania che ritrae capitelli tra Roma e Corinto.
L’arte è vita, sembra dirci l’artista. È quella mano che dona colore e luce alle ombre, che riempie i chiari-scuri e fa risplendere la nostra quotidianità come l’abbraccio cromatico di un arcobaleno.