La grande genesi
Con l’artista Enzo Napolitano e la sua “tecnica mista”, possiamo dire di trovarci di fronte alla grande genesi, a quel big bang che diede origine alla vita. Un tutto indistinto in cui le singolarità, pur nella loro commistione, cominciano a intravedersi nel primeggiare di taluni colori, talune forme che rappresentano i semi di ciò che, ignoto, si va generando.
Colori meravigliosi che si intrecciano, che si abbracciano come i suoni di una melodia perfetta. Nella loro corposità e pregnanza inneggiano al nutrimento di una esistenza intensa, ignota nell’assenza di forme chiare e distinte, ma, al tempo stesso, calda e brillante di vita. Un fluido magmatico multiforme − sistema complesso − che, incandescente, evoca il calore di terre ataviche e sensazioni primordiali libere dalle rigide strutture codificanti dell’intelletto umano e dalle sue urgenze definitorie. Il flusso vitale scorre, coagula danza e si intreccia, in un “clinamen” di colori che mai si arresta così come il sistema sanguigno o i torrenti d’acqua: flussi primari, vivi e fertili.
E in questo inesorabile fluire magmatico l’immaginazione dello spettatore intuisce il celarsi del mistero dei fenomeni naturali, come a guardare attraverso le lenti di un microscopio osserviamo la composizione della materia ed il suo comportamento in base a tale composizione: immaginiamo buchi neri e assaporiamo il mistero del cosmo, annusiamo distese infinite di lavanda, tocchiamo le dense e tenebrose profondità dell’oceano, immaginiamo le placche terresti muoversi e scontrarsi o, soavemente, godiamo di quel “meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d’orto…” .