LILIANA PAISA

CERCHI CONCENTRICI

“Il poeta, prima di sognare, vive l’insonnia del mondo” (Liliana Paisa). Chi di noi non ha gettato un sasso nell’acqua? Chi di noi non è rimasto meravigliato dai cerchi concentrici che scaturiscono da questo gesto? Sono ciò che chiamiamo “onde”: un movimento collettivo che si rivela con lo spostamento. Da notare che l’acqua di per sé non si sta allontanando dal centro, ma è la “perturbazione” che abbiamo creato in essa col lancio del sasso (l’onda, appunto) che si propaga dal centro verso l’esterno. La particella d’acqua perturbata oscilla su e giù attorno alla sua posizione di quiete e comunica alla vicina la sua perturbazione e quella lo fa alla seguente, e così via. L’universo poetico di Liliana Paisa è fatto di questi “cerchi concentrici”. La stessa autrice ce ne parla in una poesia programmatica: “I pensieri,/gettati nell’acqua,/come le pietre,/fanno ancora cerchi/sull’immagine che sogna/la riva” (“CERCHI”). Il sasso cade nell’acqua, le onde sono gli effetti collaterali che pian piano scompaiono nelle parti d’acqua calme: “Cade azzurro come il tempo…/Rimaniamo negli effetti collaterali/senza cambiare pelle./I colori vanno via nella ricerca di una tela/dove l’azzurro dorme già” (“CADE AZZURO”). Una metafora calzante della vita e del mondo: “Il mattino prende in ostaggio la mia parola,/la trascina nella piazza grande/e diventa metafora di un pezzo di vita” (“QUESTO MATTINO”). La pietra scagliata non solo cambia l’interno, ma genera e crea conseguenze anche all’esterno e tutt’intorno. Ogni particella ne risente e lo comunica a quella vicina, che fa altrettanto. L’autrice è in grado grazie alla “visione poetica” di cogliere questi nessi e queste sfumature. Un evento, un’emozione, un gesto, un pensiero, sono l’evento scatenante, cioè il sasso lanciato, i cerchi concentrici sono le conseguenze. Tutto è importante nel tutto. Da questa immagine e da questo mondo attinge e può attingere Liliana. Parlare di chi scaglia il sasso, del sasso/evento stesso, del lago, del profondo dove cade la pietra, dei cerchi concentrici… Può trattarsi di un livello di cornice, onda vicina al punto di inizio o di un livello lontano. Eppure più si allontanano, più le onde aumentano il proprio diametro. Allo stesso modo in Liliana, la situazione particolare diventa universale. Poesia sulle linee ballanti nella lunghezza d’onda del mondo e dell’uomo: “Ho tracciato una linea tra gli specchi…/La sua nudità odorava di tempesta/o forse di ultima eclissi./La linea si spostava tra le finestre,/nella scia dei nostri corpi evasi/mentre gli specchi chiudevano il cerchio” (“UNA LINEA SUGLI SPECCHI”). L’Amore, come un abbraccio che racchiude tutto, compreso il lago, personificato danza quasi estraniandosi dal resto, sui prati: “L’amore balla scalzo nell’erba alta,/nel sole caduto a terra, senza ferite./L’amore balla nudo e guarda da lontano” (“SEMPLICITÀ). Ci sono anche momenti di immobilità, come un mare calmo sperduto, quasi invisibile: “Il concetto statico del silenzio cambia le parole/e tutta questa appartenenza ai veli di nebbia” (“IL CONCETTO STATICO”). In questi periodi di acqua quieta, sono i ricordi del movimento a generare poesia: “Ambrati nella genetica d’un attimo aspettiamo./L’attesa prende forma di ogni ricordo danzante sulla tempia,/come fosse un pensiero d’amore” (“LA GENETICA DI UN ATTIMO). L’emozione quando arriva è il turbamento che genera il movimento: “Stavi come un acrobata/nel mio pensiero./Cercavi di comprendere/il giorno di festa/e non vedevi come i sogni cadevano/dal tuo trapezio” (“TRAPEZIO”). Liliana, nel suo percorso di conoscenza, giunge anche lei come l’amore a estraniarsi e a vedere il “tutto” dal di fuori. È quello stadio che l’autrice chiama “insonnia del mondo”. In una catarsi ed elevazione, al limite del sublime platonico, l’autrice vede chiaramente i confini, i limes dell’ars poetica e del senso dell’esistenza: “Ho visto i germogli dei fiori blu/sui confini dei cedri./Lo spazio era stretto,/odorava di parole mai dette,/di sogni che lasciavano la scia fresca,/umida…Passaggi smarriti in una fantasia/che fioriva ai confini dei cedri” (“CONFINI DEI CEDRI”). Il passaggio successivo è quello della consapevolezza. L’autrice conosce i legami delle cose, coglie lo spazio e il tempo. Ormai sa muoversi tra le onde, suo compito non è più solo quello di descriverle, la poetessa stessa diventa l’evento scatenante e le sue conseguenze. La trasformazione ed evoluzione è da onda in tempesta: “Ho scritto tutto sulle mappe segrete/di questi movimenti evasi./Nessuno sapeva./Tu eri lì ad aspettare l’arrivo delle maree./Sei rimasto senza comprendere il vento,/la tempesta e tutto ciò che ero” (“VIAGGI). Viene in mente F. Thompson: “Le cose sono unite da legami invisibili: non puoi cogliere un fiore senza turbare una stella” (F. Thompson, “Il segugio del cielo e altre poesie”). Leggendo le poesie di Liliana il lettore attento, sentirà un mutamento: la pietra nel proprio lago che genererà “cerchi concentrici” nelle acque statiche della realtà.

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