FERRUCCIO BEDOCCHI

RINASCERE NELL’ARTE… E RIUSCIRE NEL MIRACOLO DI FAR INCONTRARE LE RETTE PARALLELE DELL’ASTRATTO E DEL REALE, DELLO SPIRITUALE E DELL’INTIMO, DEL CORPO E DELL’ANIMA

«Nascere non basta./È per rinascere che siamo nati./Ogni giorno» (Pablo Neruda)». La pittura di Ferruccio Bedocchi è un’arte della rinascita. Ferruccio, reso paraplegico da un gravissimo incidente stradale, segue fino alla fine la luce nel tunnel che lo conduce nell’eden dell’arte. Come la fenice risorge dalle proprie ceneri, così l’autore vola nel suo nuovo mondo. Ferruccio, utilizzando anche il suo bagaglio tecnico di programmatore, compie un secondo prodigio dopo la salvezza: inventa una tecnica di pittura, da lui denominata ON-OFF, dove come il bit del computer “on” significa acceso ed “off” spento. L’artista dipinge off (nero) per creare opere on (bianco), lavorando nell’iperspazio come accedendo all’interno di un computer dove tutto è ammesso. Ferruccio riesce nell’impresa di far entrare il lettore/osservatore in un’altra dimensione, che è come un portale apparentemente fuori dallo spazio e dal tempo: «La rinascita da un’avversità spirituale ci fa diventare nuove creature» (James E. Faust). È un’arte profonda ed intensa che è delimitata da due incredibili confini distanti e diversi: ad un polo le opere toccano l’astratto, il metafisico, l’onirico, assumendo forme e significati spirituali, richiamando addirittura i mandala buddisti; al polo opposto troviamo, invece l’abissale intimo “limes” dell’interiorità, dando corpo alle emozioni, ai sentimenti. Il prodigio è riuscire nel miracolo di far incontrare le rette parallele dell’astratto e del reale, dello spirituale e dell’intimo, del corpo e dell’anima, che si fondono insieme in un UNICUM. Questa fusione avviene anche nella successiva tecnica ON-OFF-COLORS. L’esplosione di colori è regolata, modulata, iscritta dentro forme geometriche. Ferruccio domina il caos e l’universo rinchiudendoli dentro l’armonia ed uno spazio finito. In tutto ciò acquista una grande importanza “il tempo”. Picasso diceva: «La natura è una cosa, la pittura un’altra». Facendo tesoro di tale lezione, anche Ferruccio dà vita alla “quarta dimensione” nella sua arte, cioè quella cronologica. Come per lo spazio, astratto-reale e spirituale-intimo, le opere ON-OFF non vanno “oltre” i confini ma li uniscono! Ed è così che anche il passato, il presente ed il futuro sono un tutt’uno. In Ferruccio tale stile è ancora più denso di significato perché l’uomo e l’artista sono unificati nella sua storia precedente e nella storia contemporanea e futura. Il programmatore è pittore, l’essere umano cammina nei colori: «Ciò che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla» (Lao Tzu). Dopo questa importante tappa umano-spirituale-artistica Ferruccio non si ferma, anzi si avvia verso un’ulteriore cima, manca la ciliegina sulla torta. L’armonia per essere perfetta e fruibile ha bisogno di melodia, di una musica che accompagni e guidi l’incredibile movimento che c’è dentro ogni opera. Ecco che, allora, ON-OFF percorre scale musicali, gioca sulla rappresentazione di tasti di pianoforte. Il caos si modula in linee, sinuosità. Sono le onde del cuore, le frequenze dell’anima. Chi si avvicina alle opere di Ferruccio, quindi, ne rimarrà colpito profondamente, come il canto di uccello in volo “ON-OFF” tocca le corde dell’anima, vibrando e facendole vibrare in un concerto infinito ed universale: «L’universo non avrà mai fine, perché proprio quando sembra che l’oscurità abbia distrutto ogni cosa, e appare davvero trascendente, i nuovi semi della luce rinascono dall’abisso» (Philip K. Dick).

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