VERONICA AQUINO

L’ARTE CHE LIBERA L’ESSERE UMANO DALLA PRIGIONE DEL SUPERLFUO, UNIFICANDO IL CUORE E L’ANIMA CON L’AMORE UNIVERSALE

«Nella mia poetica amo raccontare gli stati d’animo, la solitudine, l’angoscia, l’amore, la percezione, il tormento e la lotta all’equilibrio dell’essere umano nel mondo. Soggetti surreali e storie struggenti colme di passione e poesia» (“Veronica Aquino”). Questa magnifica frase dell’autrice Veronica Aquino è esattamente il punto cardine della sua arte, l’idea fondamentale simile ad un sole che sorge ad est rischiarando e vincendo il buio della notte. Diversi stili e tecniche (matita, china, chiaroscuro, pittura, tempera, spray), diversi soggetti (famosi, non famosi, astratti), diversi materiali (carta, cartoncino, tela, giornale), diversi colori (bianco e nero, colori, sfumature), prendono meravigliosamente vita, grazie all’estro e alla sensibilità di quest’artista. Il reale è qui sublimato nell’universale. Il tempo presente viene fatto espandere all’infinito, volgendolo al passato nel rendere il volto simile ad una vecchia fotografia, o volgendolo al futuro sfumandolo e rendendolo in movimento, quasi a muoversi e a cambiare aspetto e forma. L’essere stato (passato), l’essere (presente) ed il divenire (futuro) si fondono nell’eterno, unificando corpo ed anima con i sentimenti e l’amore universale. Stilisticamente ciò è possibile grazie all’uso di un colore che: da una parte si allarga all’infinito, coprendo tutte le tonalità sino allo sfumato, con una particolare predilezione per il rosso, simbolo della passione, del cuore e dell’amore; dall’altra si riduce all’essenziale, purificandosi simbolicamente sino ai confini dell’essere col non essere, con l’uso del bianco e del nero. Si tratta di arte filosofica? La migliore definizione è quella di un’arte “fisica”. Osservando le opere di Veronica, infatti, vengono in mente le parole di un grandissimo fisico: «Un essere umano è parte di un tutto chiamato Universo. Egli esperimenta i suoi pensieri e i suoi sentimenti come qualche cosa di separato dal resto: una specie di illusione ottica della coscienza. Questa illusione è una specie di prigione. Il nostro compito deve essere quello di liberare noi stessi da questa prigione attraverso l’allargamento del nostro circolo di conoscenza e di comprensione, sino a includervi tutte le creature viventi e l’intera natura, nella sua bellezza» (Albert Einstein). Veronica ha esattamente fatto questo: uscire i soggetti rappresentati dalla prigione del superfluo. Ecco che, allora, l’osservatore e lettore è chiamato ad andare “oltre” il visibile, a varcare i confini dell’orizzonte. Che si tratti, infatti, di personaggi conosciuti (“San Charbel”, “Anna Tatangelo”, “Raul Bova”, “Marco Bocci”, “Gigi d’Alessio”, “Stash”, “Rosario Miraggio”, “Marco Mengoni”), comuni (“Giuseppe”, “Raffaele ed Angela”, “Antonio e Martina”) o astratti e sfumati al limite dei sogni (“Alienazione”, “Percezione”, “Visioni”, “Angel”, “Stati d’animo”, “Tentazioni”) l’artista ha intriso quell’opera di un senso più profondo, dandole un valore universale. L’arte di Veronica, omen nomen “Vera Icona”, è come uno scrigno che custodisce all’interno bellezza, tenerezza, amore, semplicità, stupore o meraviglia… L’osservatore potrà cogliere tale essenza e fruirne pienamente, solo contemplando con gli occhi del cuore e dell’anima. «Ciascuno di noi porta in sé il centro dell’universo» (Nancy Huston).

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