Francesco Terrone

LA POESIA CHE DONA PER SEMPRE UN CUORE PULSANTE ALL’ANIMA

“L’anima. Ha il fulgore e la pesantezza dell’inchiostro. Ha questa densità nera, più luminosa della luce del giorno” (Christian Bobin). L’ars dell’autore Francesco Terrone si fonda sull’intima e profonda convinzione che il poeta sia in grado di dare corpo ai sogni, forma all’anima, materia all’immateriale; questo cuore pulsante, questa fiamma d’esistenza, questo soffio vitale: è la poesia. Ecco che, allora, prendono vita i versi programmatici: “Mandami un respiro,/ne farò/un’anima” (“IL CUORE DELLE EMOZIONI”). Il poeta è colui che ha l’eroico compito di racchiudere l’Infinito in una scatola. Splendidi versi, dal perfetto endecasillabo alle forme più brevi, costituiscono l’involucro dentro al quale racchiudere le emozioni, i sentimenti, i ricordi, i sogni. Il risultato è sorprendente, il lettore è colpito e meravigliato. L’opera è come una di quelle sfere-souvenir per turisti con all’interno il paesaggio con la neve, con la differenza che qui c’è qualcosa di eternamente vivo, in grado di emozionare ad ogni sguardo/lettura. Non esistono più confini temporali o spaziali, l’universo è qui… nella poesia di Francesco. Nella clessidra non scorre più sabbia ma candida neve: “La neve è come il tempo,/cade lenta/e copre ogni cosa./Così la vita/si tinge di bianco/e colora gli attimi di luce/che illuminano il mondo” (“IL BANCO DELLA VITA”). Così come ogni mondo ha un nucleo, l’universo un centro, così l’arte del poeta racchiude il suo tesoro più prezioso – l’Amore – “Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi l’amore, sarei come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna./E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi l’amore, non sono nulla” (S. Paolo, Inno all’Amore). Francesco, allora, come un cercatore d’oro, imbraccia il setaccio della poesia, alla ricerca: “Accarezzo l’aria,/guardo nel vuoto,/il tempo passa,/la vita muore./Eppure…/i sogni nel vento/continuano a volare/alla ricerca/dell’eterno amore” (“ETERNO AMORE”). Eppure il motore di tutto quest’insieme meraviglioso è il cuore del poeta, esso continuerà a battere, nonostante le ferite e le cicatrici dell’esistenza, facendo girare gli ingranaggi dell’eterno: “Ma il cuore,/come uno zingaro,/continua a battere e credere/nella speranza di poterti amare” (” I TUOI NO”). Eccolo, allora, il poeta che muore sul foglio di carta, come il chicco di grano per dare frutto: “I miei baci sono foglie di grano/nel limbo della nostra esistenza,/motore che racconta l’entusiasmo /in cui si vive e si muore/per capire il concetto sacrale dell’amore” (“I MIEI BACI”). Privilegiato fruitore di questo miracolo e atto d’eroismo è il lettore, a cui Francesco dona continuamente attimi di eterno. “Coloro che vivono d’amore vivono d’eterno”(Émile Verhaeren).

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