IMMACOLATA AIELLO

DOPO AVER ORDITO SUL FILO DEL MISTERO OGNI PERLA DI BELLEZZA, DI FRONTE ALL’INCOMMENSURABILE L’UNICA VIA È LA CONTEMPLAZIONE

«La più bella e profonda emozione che possiamo provare è il senso del mistero; sta qui il seme di ogni arte, di ogni vera scienza» (Albert Einstein).
Immacolata Aiello è un’autrice polivalente. Dopo aver studiato, insegnato e frequentato i campi più nobili del sapere, intraprende il suo percorso artistico, con un bagaglio tecnico e culturale immenso. Quasi al culmine di un cammino di ricerca, pur intrecciando campi artistici, come la poesia, la pittura e la musica, giunge alla filosofica conclusione che ci sia una parte di “mistero” nel conoscere. Tale “fetta” dello scibile: da una parte è incomprensibile e richiede, probabilmente, il passaggio al territorio della “fede”; dall’altra, nell’arte, questo “mistero” implica la consapevolezza della “non rappresentabilità”. La lunga strada percorsa, in questo senso, si palesa già nell’opera programmatica dell’ars poetica di Immacolata:
«Vorrei disegnare quel volto,/dipingere il profondo sguardo/e i benevoli occhi azzurri,/ma non basterebbero le infinite gradazioni/dei mari del nostro pianeta./Vorrei descrivere la magnanimità del tuo cuore,/ma verserei invano fiumi di inchiostro./Nella grandezza del Creato/contemplo l’infinito amore/e le generose azioni,/che fluiscono copiose da una cornucopia,/come una cascata d’acqua/di un impetuoso torrente in piena» (“DIVINO È”).
Il limite del sapere e dell’arte, al confine col divino, che saggiamente l’autrice ha riscontrato, non la ferma, anzi la affascina e la fa andare “oltre”, alla ricerca sia nell’arte che nella vita:
«Oltre le nuvole rosa/si agitano ombre lontane…/Pare che suggeriscano parole,/come si fa con gli attori teatrali…/invitano a planare dall’alto,/per le sagge soluzioni!» (“OLTRE LE NUVOLE”)
L’opera poetica di Immacolata è un’arte pensata che fa pensare. La poetessa, dopo la premessa “infinita”, decide di mostrare al lettore singoli tasselli del mosaico universale. Se non può essere, infatti, rappresentato il “tutto” completamente, se ne possono però vedere e conoscere alcune splendide parti. Immacolata ricama e dipinge versi su quei frammenti di bellezza che, grazie alla “visione poetica”, ha trovato e individuato lungo il cammino.
Ecco che, allora, prendono forma le sue “collane” poetiche, come magnifiche perle messe ad una ad una vicine, lungo il filo del mistero.
Le opere: “MIRA CAPRI”, “AGOGNATA SORRENTO”; “PENISOLA INCANTATA”, “POSITANO”, “IL VALLONE DEI MULINI” rappresentano un primo gradino della bellezza, costituito dalle “meraviglie” naturali, di un paesaggio creato sia dall’artista divino che dalla maestria umana. Osservare, conoscere, contemplare e meditare: «Lì…un colto viandante chiede/”Dov’è il Paradiso?”./Rispondono: “Nelle maioliche di S. Michele”,/”E il percorso più verde?”, ribatte/”Quello erboso di villa Jovis”;/insiste, “Quello più blu?”,/”L’azzurra grotta”./Chiede infine curioso: “Il manifestarsi dell’arte?”,/”La casa di Axel”, aggiungono» (“MIRA CAPRI”).
“PRIMAVERA”, “TEMPESTA ESTIVA”, “RUGIADA ALL’ALBA”, costituiscono il secondo gradino della ascesa, mirando l’affascinante scorrere del tempo, soffermandosi sull’incanto delle stagioni e dell’alternarsi del giorno e della notte (alba e tramonto), dei loro colori, del loro seguire e rappresentare anche le “fasi” della vita, dell’essere, dei sentimenti e della storia:
«Sprazzi di aurora si specchiano,/in gocce di rugiada,/sui petali di rosa./Gli incanti mattutini dell’aria tersa,/della nuova stagione,/svelano la natura nella sua essenza…/Il melodico cantare della natura/invita a guardare lontano,/oltre gli ostacoli del cuore…» (“RUGIADA ALL’ALBA”).
Di fronte alla bellezza, l’uomo diventa poeta, pittore, musicista, ballerino…e, quindi, il nuovo filone poetico e terzo gradino del percorso è dedicato all’arte. La Musica (“MUSICA COME POESIA), la Poesia (“TOC TOC…PRESSO LA CASA DI CORNELIA TASSO”), la Pittura (“MONNA LISA”), La Danza (“LA DANZA”) si lanciano nella magnifica impresa di dare “forma” all’infinito. L’artista è colui che ha l’arduo compito di chiudere l’universo dentro uno spazio finito:
«Linee, forme e colori danzano all’unisono,/in figure tese in uno slancio o in torsione per una solidale stretta di mano,/per non rompere gli equilibri cosmici!/Armonie di forme dai toni vermigli,/seguono in cerchio il ritmo Virgiliano del Dio Pan/e l’arte diventa poesia e ritmo musicale!/Allegoria della vita in cui l’uomo è in sintonia con sé stesso,/i suoi simili e il mondo!/I corpi curvilinei tesi fra un cielo blu oltremarino e/la terra di un verde sonoro,/immagine idilliaca, del sentire interiore dell’artista,/in cui la geometria delle linee e delle forme diventa natura» (“LA DANZA”).
Il lettore che si sarà avvicinato alle poesie di Immacolata, colto da stupore si ritroverà ad averla seguita nel cammino. La poetessa l’ha condotto di fronte alla volta celeste, la “Cappella Sistina” del firmamento. Ora in cima alla vetta si chiude il ciclo, non si può andare più in alto…di fronte all’incommensurabile e all’infinito, l’ultima ed unica via è la contemplazione:
«Arcani misteri sussurrano le Sibille,/ribattono i Profeti con la buona novella,/da un pennello la forza del creato/e la sua Genesi corona l’operato./I nudi sui plinti di antica memoria,/cedono il passo ai biblici eroi./Abitano la volta designati volti,/in monumentali forme,/ dalla sapiente cromia./E noi…lo sguardo levato,/quasi protagonisti, lì a carpire/il divino messaggio traslato/in cosmica poesia» (“LA VOLTA PARLANTE”).

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