RAFFAELE IACONE

L’ARTE: UNA PORTA PER FAR TORNARE IN VITA L’AMORE

Nella religione romana, latina e italica, “Ianus” è il dio degli inizi, materiali e immateriali, ed è una delle divinità più antiche e più importanti. Iconograficamente è raffigurato con due volti, il cosiddetto “Giano Bifronte”. Questo dio può guardare il futuro e il passato ma anche, essendo il dio della porta, può guardare sia all’interno sia all’esterno. Nell’arte di Raffaele Iacone troviamo diverse volte tale tema, espresso nelle variegate forme stilistiche, di cui è maestro (pittura, ceramica, mosaico, scultura). Il concetto fondante, allora, è che l’ARTE come il Giano-bifronte sia custode del “passaggio” e di fatto “porta” stessa. Attraverso di essa l’artista può spaziare nel tempo senza limiti temporali, in un UNICUM CONTINUUM. Il passato, il presente e il divenire diventano così vivi ed eterni. Non solo! Il passaggio ha molteplici significati poiché sia permette di andare dal mondo interiore a quello esteriore, sia di farlo da un opposto all’altro, come attraverso uno specchio. Dal visibile all’invisibile. Dal finito all’infinito. Dal buio alla luce. Dall’odio all’amore. Dal colore al bianco e nero (realizzazioni entrambi presenti in Raffaele). Molto forte e significativo, allora, è il rappresentare questi varchi con dei VOLTI UMANI: “Il volto umano non mente mai: è l’unica cartina che segna tutti i territori in cui abbiamo vissuto” (Luis Sepúlveda). Le emozioni, la vita, la storia, tutto passa per questa bellezza. Raffaele dona mille sfaccettature a questa concezione, osserviamo; incontri, amori, scontri, addii, allontanamenti, riavvicinamenti, fratture. Un’arte dei “volti” che assume profondissimi “risvolti”: un significato nella sfera personale soggettiva, uno tramite dentro l’io umano oggettivo ed più in generale anche nella storia in assoluto, eterna, immensa e universale. Continui richiami alla tradizione: Apollo e Dafne, Paolo e Francesca, Eurialo e Niso. Fra tutti si può cogliere, certamente, una preferenza per il mito di Orfeo ed Euridice. Orfeo era un artista: poeta e musico. Le Muse gli avevano insegnato a suonare la lira, ricevuta in dono da Apollo. La sua sposa era la ninfa Euridice, ma non era il solo ad amarla: c’era anche Aristeo e un giorno Euridice, mentre correva per sfuggire a questo innamorato sgradito, era stata morsa da un serpente nascosto tra l’erba alta ed era morta all’istante. Orfeo allora aveva deciso di andare a riprendersela ed era sceso nell’Ade, nell’oscuro regno dei morti. Con la sua musica era riuscito a commuovere tutti: Caronte lo aveva traghettato sull’altra riva dello Stige, il fiume infernale; Cerbero, l’orribile cane con tre teste, non aveva abbaiato; le Erinni, terribili dee infernali si erano messe piangere. I tormenti dei dannati erano cessati e ogni creatura, compresi il dio Ade e sua moglie Persefone, aveva provato pietà per la triste storia dei due innamorati. Così Ade aveva concesso ad Orfeo di riportare Euridice con sé, ma a un patto: Euridice doveva seguirlo lungo la strada buia degli inferi e lui non doveva mai voltarsi a guardarla prima di arrivare nel mondo dei vivi. Avevano iniziato la salita: avanti Orfeo con la sua lira, poi Euridice avvolta in un velo bianco e infine Hermes, che doveva controllare che tutto si svolgesse come voleva Ade: ” Si prendeva un sentiero in salita attraverso il silenzio, arduo e scuro con una fitta nebbia. I due erano ormai vicini alla superficie terrestre: Orfeo temendo di perderla e preso dal forte desiderio di vederla si voltò ma subito la donna fu risucchiata, malgrado tentasse di afferrargli le mani non afferrò altro che aria sfuggente. Così morì per la seconda volta ma non si lamentò affatto del marito (di cosa avrebbe dovuto lamentarsi se non di essere stata amata così tanto?) e infine gli diede l’estremo saluto” (Ovidio, Metamorfosi, IV). Questo mito calza perfettamente con l’opera di Raffale. Egli come Orfeo ha avuto in dono da Apollo la facoltà artistica. È capace di cogliere nel profondo le emozioni e le espressioni più intime dell’umanità. Ha avuto l’ardore ed imparato a discendere negli abissi infernali più infimi per riportare in vita e verso l’alto l’Amore. Raffaele è un amante viscerale della Bellezza e allora anche lui si volta per guardarla, ma a differenza del mito, prima che muoia la rende eterna, sublimandola nell’arte. È un dono meraviglioso per ogni osservatore, lettore. L’artista ha creato con le sue opere il passaggio attraverso il quale ogni Orfeo può andare a riprendere la sua Euridice. Ed allora anche noi visitiamo questa galleria, dove l’Amore è per sempre attraverso le porte del volto umano!

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