GRAZIA DISTEFANO

UNA SCALA PER IL PARADISO

L’ars poetica dell’autrice Grazia Distefano si fonda su una domanda viscerale e l’incredibile e meravigliosa risposta ad essa. L’interrogativo è: “Come ritrovare l’Amore perduto per sempre?” E la riposta è: “Grazie alla poesia, perché essa può colmare ogni distanza”. Il cuore dell’opera è lui: l’Amore. Di esso Grazia ha bisogno per vivere, di esso la poesia si nutre per esistere: “Ho bisogno di te/Amor mio/e quando comprendo che/non sei più con me/quella prigione che attanaglia/il mio cuore/diventa ancor più fuoco ardente./Non ho bisogno di gioielli/Amor mio/non ho bisogno di abiti soavi/Amor mio/non ho bisogno di serate danzanti/Amor mio/non ho bisogno di lustri e lustrini/Amor mio/ho bisogno di una Stella che mi sussurri/all’orecchio la magia che mi conduca/a te./La mia poesia vive di te…/e/patisco un inesorabile vuoto/e/un fiore appassito” (FIORE APPASSITO”). L’anelito all’Eros è un tormento interiore, un bisogno così intimo e profondo da farsi spuntare le ali, da gettarsi dalle vette più elevate per imparare a volare, da supplicare la Luna di calare una corda per salire verso il cielo: “Vorrei volare in alto/alzare le braccia/e afferrare una stella./Nell’oscurità della notte…/Vorrei volare in alto/e giungere fino alla luna./Vorrei volteggiare/nell’immensità dell’universo/e vorrei chiedere alla stella/di illuminare la strada/che porta al cuore. (“VORREI VOLARE IN ALTO”). La prima svolta è qui: la poetessa comprende che con i propri versi non solo può andare oltre il tempo e oltre lo spazio, legare ciò che è disunito, ma riempirne il vuoto e la distanza come si riversa di colore una tela bianca! Parole che diventano come quadri. Immaginiamoci due amanti separati da un burrone abissale! Grazia colma questa distanza dall’Amore, costruendo fantasticamente un ponte, un trait d’union, di “cielo azzurro”, di “linfa d’albero”, di “esplosione di luce”. “Il ponte giapponese di Monet” fatto di questi versi, con i due innamorati che si riuniscono al centro per mezzo della poesia: “Una distesa/di cielo azzurro/tra me e te/e la linfa/di quegli alberi nascosti…/La mia lirica eppur canterò/affinché/un’esplosione di luce/all’emisfero giunga/e illumini/quell’intervallo/intento a lacerar/le nostre esistenze (“TRA ME E TE”). È una scoperta inedita, geniale, dolcissima. Costruire ponti, librarsi come una farfalla: la poesia è fantasia pura (nel seno nobile) e può colmare tutto. La distanza fra l’uomo e le stelle. fra il canto e i colori del cielo, tra l’occhio e la Luna, fra un sospiro di un bambino, il mare ed un fiore: “È pura fantasia/la poesia/quando una stella lucente/accoglie il canto di chi è solo/e lo trasporta al di là del cielo/in quella atmosfera di luci e/colori./È pura fantasia/la poesia/quando la luna/il suo volto mostra…/È pura fantasia/la poesia/quando il sospiro di/un bimbo malato/cavalca le onde per approdare…/come una farfalla adagiarsi/sui petali di un fiore” (“FANTASIA”). È a questo punto che il viaggio artistico di Grazia, ormai senza ostacoli, senza vuoti, senza abissi, compie la seconda svolta, il passaggio decisivo. La poetessa è riuscita passo dopo passo a creare una scala per il Paradiso, come la KLIMAX THEIAS ANODOU di Giovanni Climaco, salendola sino all’ultimo gradino. Spingersi al di là, dove la luce abbaglia è ardito, ma il cuore le suggerisce di farlo. E allora Grazia intrepida va “Oltre” ! È così che la sua poesia si nobilita in spiritualità, elevando l’emozione dell’Eros in Amore Assoluto, vincendo i confini della morte e aprendo le porte della vita per sempre: “Mi sussurra una voce/di andare/oltre il bagliore/che la vista mi confonde./Mi sussurra una voce/di andare/oltre il bagliore/che la vista mi acceca,/griderò al vento/di condurre la mente mia/tra le montagne che tanto amavi/e sul mare volerò/e Dio pregherò che mi soccorra…/il tuo profumo respiro/e/una porta mi appare/e/all’apertura di essa/ti ravviso:/sei più bello del sole” (“OLTRE IL BAGLIORE”). Non bastano le parole per descrivere una simile esperienza mistica, l’Amore eterno resterà perennemente vivo nel profondo, come una scultura intagliata nel cuore: “Tanto profondamente ho scolpito/l’amore per te nel mio cuore/che non è più possibile/levigarlo./Nell’eternità resterà intagliato/il mio cuore/e quando morirò/di immutato amore esisterà/quella scultura” (“UNA SCULTURA”). C’era una donna che non sapeva come ritrovare l’Amore perduto…allora si fece poetessa…e costruì con i suoi versi una Scala per il Paradiso.

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