DAVIDE STOCOVAZ

IL SOLE NERO

L’ars poetica dell’autore Davide Stocovaz è caratterizzata dal dualismo, dal conflitto. Da abile sceneggiatore e romanziere quale è, avendolo dimostrato sul campo nelle sue numerose produzioni letterarie, Davide tesse anche la sua opera poetica in un contesto dualistico “conflittuale”. Esso dona grande vitalità, azione, pathos e scorrevolezza ai suoi componimenti. Gli elementi di contrasto che si contrappongono, come un protagonista e un antagonista di un film, sono ben riconoscibili: Amore/non Amore, Giorno/Notte, Presenza di Lei/Assenza di Lei, Felicità/Infelicità, Memoria/Oblio, Finito/Infinito, Mortale/Eterno. Con grande maestria l’autore riesce a collocare tutto l’insieme su più livelli paralleli. Questo perché le concezioni del tempo e dello spazio tradizionali non contano più quando si parla di Amore. Così l’intreccio con la sfera personale, intima e profonda, genera dal particolare dinamiche universali. La poesia programmatica è certamente “SOLE NERO”, che dà anche il titolo alla silloge. Già in queste parole cogliamo una antitesi tra la luce del SOLE, che dovrebbe essere splendente, e il colore NERO, che dovrebbe essere associato al buio e non certo al giorno. In questa poesia sono già presenti molti contrasti “caratteristici” e “caratterizzanti” dell’opera: L’AMORE/NON AMORE – “Da quando ho ricordo,/vivo piegato sulle giornate,/come fiore appassito/che il fertilizzante chiamato Amore/non ha saputo curare,/ma solo abbattere, e piegare ancora di più” (“SOLE NERO”). La PRESENZA DI LEI/ASSENZA DI LEI – “Da quando ho ricordo,/vivo in apnea un giorno dopo l’altro,/come pesce senza stagno,/perché Lei che ho sempre anelato/mai è passata di qui/a darmi sensazioni/fresche,/di pioggia primaverile./Per me ci sono solamente tempeste,/forti e impetuose, difficili da superare…/E pesante, privo di senso, risulta il quotidiano vivere,/ammesso che un senso ce l’abbia veramente./E la mancanza di lei, pesa nel cuore e nella mente./Uscirne fuori mi sembra impossibile” (“SOLE NERO”). Il SOLE/NOTTE – “Da quando ho ricordo,/sono accompagnato da un terribile e inquietante Sole Nero,/che lancia i suoi dardi avvelenati fin dentro al mio cuore…/che penetrano nel midollo come macchie di inchiostro./Stringono il cuore in una morsa di ferro e di gelo…/Allora, ogni giorno, attendo il calare della notte,/possa ella portarmi effettivamente consiglio/e ridarmi forza ed energia per riaffrontare quel dannato Sole Nero” (“SOLE NERO”). Come delle ramificazioni, ogni dualismo crea un percorso, un filone poetico. Una lotta interiore ed esteriore tra i sentimenti del poeta e il suo anelare all’Amore e a Lei, contro l’aridità creata dal Sole Nero, contro l’assenza e l’indifferenza in un mondo spietato, che non lascia spazio alle emozioni: “In un mondo dove persino la tecnologia, a volte, divide,/in un mondo dove abbondano senza freno le lingue maligne” (“CHILOMETRO DOPO CHILOMETRO”). Ciascuna poesia lascia aperta ogni soluzione, le porte sono girevoli: vincerà il Sole o la Notte? Con tale abile costruzione dell’opera, Davide riesce a rendere il lettore parte integrante e decisiva. Il poeta ordisce la trama, ma il finale spetta scriverlo anche a chi legge. Cercare l’Amore si può e non è certo facile trovarlo. Sentieri scoscesi, impervi e bui, aspettano l’amante che insegue la meta, ma non è certo che alla fine della salita la si raggiunga: “Percorro vicoli e strade/che si alternano uguali ogni notte,/tra volti ignoti e risate sguaiate./E tra quei volti, il tuo non c’è./Tra quelle voci, la tua non c’è./Vano è tutto questo mio vagabondare,/tutto questo mio sperare di ritrovarti” (“MIRAGGIO DI UNA NOTTE”). Ci vuole allora forza, coraggio e grande fede in ciò che si prova: “Poco importa quanti chilometri ci dividono;/per dar voce ai sentimenti che vivono/e svolazzano nel profondo del mio essere,/io li coprirò tutti e verrò da te./Poco importa se dovrò attraversare cieli oscuri/o rollare e aver mal di schiena su binari malridotti./Farei di tutto pur di rituffarmi nei tuoi occhi/e svanire poi nel calore di un tuo bacio…/giorno per giorno, senza ansie né paure…/Supererò chilometro dopo chilometro,/non importa quanti siano/perché amo e sono amato” (“CHILOMETRO DOPO CHILOMETRO”). La presenza di Lei fa sgorgare versi d’acqua pura dalla sorgente del cuore, sulla scia della grande tradizione poetica amorosa italiana: “…È una carezza per gli occhi./Quei tuoi capelli sono un mare/nel quale le mie dita affonderebbero/senza voler tornare più indietro./Quel tuo sguardo è abisso/nel quale la mia anima si perde” (“IL TUO VOLTO”). L’assenza di lei, invece lacera l’anima: “Una brezza arriva da est./Accarezza l’acqua del lago,/creando dolci increspature sulla superficie./Me ne sto sulla sponda,/sotto a un salice piangente./Il vento sibila delicatamente./Il cielo si oscura./Ogni scintillar di luce si spegne./La tua assenza è opprimente…/E, dal profondo dell’animo,/sgorga un lamento/che svanisce tra i sospiri del vento” (“TRA I SOSPIRI DEL VENTO”). Il vero incanto dell’arte di Davide consiste nel poter unire questi mondi. La notte si fonde col giorno, il ricordo col presente, l’anima col corpo. Il segreto della poesia sta nel fatto che essa possa contemporaneamente generare opposti separati di netto da un confine, e allo stesso tempo abbattere il LIMES e lasciarli confluire, compenetrare. Come due colori diversi che fondendosi insieme ne generano uno nuovo, meraviglioso e pieno di entrambi. Un universo che senza più limiti coinvolge, allora, lo stesso poeta e il foglio su cui scrive: “Certi giorni,/la notte si fonde con il giorno./Scende dentro,/nei recessi dello spirito./Annulla il pensiero./Strozza la parola./La penna crolla sul foglio,/non stende nemmeno una virgola./Tutto intorno diventa muto,/tutto attorno a me sfoca./E nei bagliori di tenebra/distinguo appena la mia figura/solitaria, su se stessa ricurva/che si agita, trema, ha paura/di dissolversi in un respiro” (“CERTI GIORNI”). Il lettore che si avvicinerà all’opera di Davide si troverà di fronte a versi di gioia e dolore, parole raggianti e buie, un IO pieno di energia o che si lascia trasportare dal vento. Eppure alla fine prevarrà la sensazione che il Sole tonerà dorato! Davide partendo dal buio oltrepasserà le vette della notte, ritroverà lei per sempre e abbatterà per sempre il muro di separazione: “Abiti il mio cuore e quanto resti nella mia mente!/Qui, come giardino in estate ti tengo/perché da solo, non potrei reggere i rigori dell’inverno” (“CHILOMETRO DOPO CHILOMETRO”). Come in un film…”Ma ecco che alla fine anche i dintorni si fecero irriconoscibili, cosicché mi resi conto di essere andato al di là di ogni confine precedentemente raggiunto.” (“QUEL CHE RESTA DEL GIORNO” K. ISHIGURO).

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