CONCETTA MARIA RISPLENDENTE

VERSI NATURALMENTE SENZA CONFINI

L’ars poetica dell’autrice Concetta Maria Risplendente si fonda su un elemento basilare: la NATURA. Con richiami evidenti al maestro Giosuè Carducci, la poesia di Concetta è intrisa di vento, nubi, sole, alba, tramonto, onde, sabbia, terra, mare, pioggia, zolle, stelle, profumi, fuoco, mare, scogli: “Il fuoco si accende/di notturni silenzi/si rivelano le stelle/al ricamare di luci:/i nostri sogni/leggeri come ombre,/sussurranti come vento/tra rami di mandorlo,/profumano di mare” (“Notturni silenzi”). Il tono elegiaco, tradizionalmente agreste, è qui adattato all’ambiente isolano, e quindi evidentemente anche marino, della Sicilia. Il LOCUS acquisisce anche la facoltà di LOGOS, essendo contemporaneamente “luogo”, “linguaggio” e “potenza creativa” della poesia di Concetta. La poetessa sente che l’acqua, il vento, il fuoco dei bracieri, “antichi” le parlano e le dicono che sono gli stessi che vivono e pulsano oggi! L’Isola, corpo e anima dell’autrice, è un posto, senza confini geografici e spaziali, senza limiti temporali, che si estende all’Infinito: “Ѐ senza confini quest’isola amara di venti assolati,/abbracciata al mare tra onde di sabbia/a spegnere il fuoco di antichi bracieri…/Le vele al tramonto, bagnate di pioggia,/ritornano al porto sfidando la sorte,/poggiando su zolle di terra ferita/un sogno di vita” (“Senza confini”). Lo sguardo spazia “oltre” in questo “ambiente”, riuscendo così a cogliere la Storia in un tutt’uno. Non si tratta, però, solo di un viaggio esteriore, questo percorso è fatto anche “interiormente”. Nel silenzio dell’Immensità, la poetessa cammina passo dopo passo, ascoltando i battiti del proprio cuore: “Mi volgo al mare lontano, tra scogli impervi di frangenti marine,/ti osservo tra palme egizie di secolari e sfuggenti memorie;/sei come brezza passeggera che ristora/nel frastuono senza pace e ragione di questo spoglio presente,/ma passerà questo inutile silenzio e ascolterò i battiti del mio cuore” (“Tra scogli impervi”). Il LOCUS è una evasione, una fuga, un riaccendere la fiamma del ricordo. La poetessa può purificare così la memoria nei versi, vincendo la “disillusione” del tempo passato: “Nelle vene scorre la paura degli attimi in fuga /sui treni del non ritorno/Brillano gli occhi che si specchiano nel sole/di un mattino di Maggio,/mentre il vento scompiglia le foglie/come ricordi di cui liberarsi./Negli angoli oscuri dell’anima/profumano le mandorle acerbe/di primavere nascoste in buie stanze,/a velare la tenue luce dell’alba/in un ricordo lontano./Ti tengo per mano, o mia illusa Speranza” (“Attimi in fuga”). Tuttavia alcune ferite non sono ancora sanate e sanabili: “La pelle inaridita dell’estate/avvizzisce tra zolle fiaccate,/come ferite che non sanano” (“Estate”). È per questo che come il suo linguaggio, altrettanto “naturalmente, l’anima pellegrina di Concetta va alla ricerca: “Ti ho cercato sulle spiagge deserte dei miei pensieri/ed eri nel mio volto Riflesso/nelle onde profonde del mare” (“Ti ho cercato”). Sono pellegrinaggi del cuore: “Respiro il vento/dei giorni che vanno/come pellegrini dell’anima: /sto aggrappata /ad un filo di Luce” (“Giorni pellegrini”). E alla fine Concetta trova…l’Amore, proprio lì nel tutto, PANTA REI diviene TUTTO SCORRE DENTRO IL TUTTO: “Sei vento che strappa foglie di cemento/attaccate a pali di città deserte. /Sono arena che si abbandona serena /al mare quando incontra terra./Siamo scogli sferzati dal vento/ e abbracciati dal mare” (“Sei vento”). L’esperienza poetica assomiglia, dunque, alla mistica, con la differenza che in Concetta questo elevarsi spiritualmente parte dalla terra, dal corpo, dal materiale e di ciò fa parte. Il lettore che si avvicinerà a questi versi, compierà con Concetta un percorso incredibile: dall’ISOLA all’Infinito, dal basso verso l’alto, per raggiungere una “conoscenza”, che conferma il “sentire”: L’Amore scorre nella Natura, è la sua linfa vitale. Il messaggio finale della poetessa è di Speranza, anche se ci sentiamo soli, anche se non lo troviamo, Lui verrà a trovarci, come pioggia che cade dal cielo: “So di certo che mi cercherai/in questi vuoti oscuri della sera,/so che mi verrai a trovare,/offrendomi la forza della vita/che ha carezze di lama affilata;/so che mi darai certezze/in un mondo di dubbi mutevole./Sarai luce e guida/quando cadrò ferendomi l’orgoglio, /quando sognerò di un volo di gabbiani,/quando sprofonderò negli abissi dell’anima:/sarai con me e tutto avrà un senso,/anche il dolore che non saprò offrirti” (“So di certo”).

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