ANGELO BARTOLINI

L’ANGELO DELL’AMORE PER SEMPRE

L’ars poetica di Angelo Bartolini si fonda sulla sua stessa biografia. Un uomo straordinario con doti scientifiche e letterarie uniche. Un Amore smisurato per la moglie e la famiglia. Il LOCUS delle Dolomiti nel cuore. Le esperienze all’estero a Tunisi e in Romania. Le poesie sono divise in tre gruppi: “A Emma, la moglie perduta un anno fa”, “Guardando il mondo esterno”, “Meditazioni”. Tre sillogi e tre perle. Dolcissime quelle per Emma. La fiamma del giovane Angelo di allora è accesa intensamente ancora oggi per Emma… e non è banale dire “Emma Vive!”. Lei che volava libera e imprendibile già al tempo: “A sedic’anni,/ti puntavo da lontano/sul listòn/e già sapevo./Lo sapevo/che non eri come le altre…/tu voli libera/sulle praterie del dono,/nei paesaggi/dell’umanità” (“Sul listòn”). La lontananza e la nostalgia rapiscono e tormentano l’anima, ma La SPES è ben radicata nel cuore di questa Storia d’Amore: “Speranza,/tu non dovresti/essere sola;/ma non posso/abbandonare anche te…/ho lasciato l’amore/sulla cima di un albero/stecchito/di parole./Ma le radici vivono /ancora: non è possibile/che non torni/la primavera” (“Speranza”). La poesia fa rivivere quelle passeggiate sui monti, è come se i versi facessero reincontrare i due amanti su una vetta sopra i 2000 metri, in una di quelle tante cime con la croce. Al confine tra il finito e l’Infinto, tra il creato ed il Creatore. Parole che si sfumano di rosa, come l’enrosadira sulla roccia al tramonto. Come il primo giorno di primavera, dopo lo sciogliersi della neve “E’ ancora/grigio il cielo/- vieni?/passiamo/per l’ultima neve dei campi…/corriamo/in questo sottile/profumo. È nuova/la brezza/- vieni!/voliamo/leggeri/alla primavera” (“Primavera”). Il grande pensatore russo Pavel Florenskij, scienziato e artista come Angelo, nel suo saggio sull’iconografia “Le porte regali”, descrive in un mattino qualunque un uomo che sta dormendo e nel sogno sente suonare una sveglia, contemporaneamente nel mondo reale la sua sveglia suona davvero e lui si desta. Si chiede poi: “Quale è il confine tra sogno e realtà?”. Lo stesso suono è il LIMES che separa i due amanti: “La sveglia vivrà fino al mattino;/non è/un silenzio materiale/e non è solo attesa:/è presenza./Guardiamo nel buio/dentro i nostri volti;/mani e parole/come acqua che scorre,/beviamo l’anima del fiume./La sveglia,/con la luce,/chiuderà l’incanto” (“Sveglia”). Una piccola silloge degna di Pablo Neruda: “Amore mio, se muoio e tu non muori,/amore mio, se muori e io non muoio,/non concediamo ulteriore spazio al dolore:/non c’è immensità che valga quanto abbiamo vissuto./Polvere nel frumento, sabbia tra le sabbie,/il tempo, l’acqua errante, il vento vago,/ci ha trasportato come grano navigante./Avremmo potuto non incontrarci nel tempo./Questa prateria in cui ci siamo trovati,/oh piccolo infinito! la rendiamo./Ma questo amore, amore, non è finito,/e così come non ebbe nascita,/non ha morte, è come un lungo fiume,/cambia solo di terra e labbra” (“Amore mio, se muoio e tu non muori”, P. Neruda). Nella successiva sezione: “Guardano il mondo esterno”, i versi di Angelo si fanno sempre più Ungarettiani. La parola diventa rarefatta. Nel rigo è importante anche lo spazio bianco e il silenzio entro cui la poesia prende vita. Il componimento “Tramonto” è la versione di Angelo del “M’illumino d’immenso” di Ungaretti e di “Ed è subito sera” di Quasimodo: “La città dona/col tramonto/il suo sforzo di gioia,/la sua vitalità sciolta./È una voce/singolare/il suo canto di tenerezza./Migliaia di luci in cammino/cercano vita/e riposo, avvertono/il perché/di una giornata faticosa./Ognuno vivrà/la vita che si è fatta,/una volta chiuse le porte/ma tutti/per le strade,/apriamo/lo sguardo/più vero/e solenne” (“Tramonto”). Chiude la trilogia “Meditazioni”. La parola da rarefatta diventa pensata, meditata. L’inno all’Amore, diviene l’inno alla Vita, a chi sa donarla con la cultura, la musica, la poesia, la filosofia, l’arte: “Siete tutti qui/maestri – quanti?Joan come Fiorella/Agostino come Galileo/E il severo Mantegna/e i quattro elementi,/cogito ergo…/e l’Unto di Dio,/As-shàmsu u el Kàmaru (il sole e la luna),/Giacomo il gigante/e Saffo, che cura/direttamente /le ferite dell’anima…/e il sogno di Martin/-per Turing ho pianto-/siete qui/per guidarci/in questa formidabile essenza,/sconfinato universo profondo,/forza e sapienza/che ci fa essere/-essere!-/grazie/Giordano, martire-profeta/dei mille mondi/e Platone spèleo sotto l’apparire/e gli altri/e quelli che non conosco,/a tutti:/gracias!” (“Gracias a la vida”). Angelo è uno di loro…un artista che col mondo della poesia, dei sogni e delle Dolomiti ha cancellato il confine tra Visibile e Invisibile! Un dolce messaggio per il lettore, che lo scorge allontanarsi mano nella mano con la sua Emma: la vita eterna, l’amore per sempre…

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