MAURIZIO POCHESCI

L’ARS DEL MOTUS: FORME INFORMALI IN MOVIMENTO NEL TEMPO E NELLO SPAZIO

L’opera dell’artista Maurizio Pochesci non è classificabile in un determinato stile o in una specifica corrente artistica. Anche se a tratti aggettivabile come “Figurativa”, “Informale”, “Ironica”, “Mitica”, “Erotica”, non bastano queste semplici parole a definirla. Due opere, però, indicano vie da seguire: SOLITUDINE e IDENTITÀ CELATA. Nella prima un uomo (il pittore? Il poeta? Un filosofo?) mani in tasca, apparentemente sembra passeggiare tranquillo su un terreno di sampietrini, mentre al lato una bicicletta è appoggiata a un palo. Eppure ad osservare con attenzione, questa immagine ci dice che l’arte e l’artista stanno uscendo fuori dagli schemi. Già da quest’opera possiamo vedere la principale facoltà di Maurizio: il MOVIMENTO/MOTUS. 1) L’uomo va contromano, rispetto al senso di marcia indicato dalla bicicletta legata al lampione. 2) I colori giallo e blu sono inusuali e inaspettati. 3) Le ombre non riflettono esattamente il resto e celano particolari non visibili. 3) Il passo dell’uomo su un rettangolo scuro sembra portarlo su un piedistallo, quasi a cominciare l’uscita dall’opera. Il titolo SOLITUDINE è un doppio senso, un doppio gioco che ce ne svela in parte il messaggio: si parte dalla tradizione e dalla convenzione per arrivare al “no regole pittoriche”, “no programmi”. L’artista passeggia dove gli pare e crea quando, come e cosa vuole: MOTUS SUUS. In IDENTITÀ CELATA, ancor di più questa concezione prende forma. Un bellissimo volto di donna si cela dietro una maschera da Carnevale di Venezia. È la figurazione della stessa “Ars” di Maurizio: nascosta, non convenzionale, multiforme e multi stile, ironica e anche un po’ volontariamente ermetica, tanto da invitare l’osservatore a interpretarla e a seguirla. “Ci ritroveremo a ballare un valzer in piazza S. Marco con lei?”. Con queste premesse possiamo allora visitare la galleria che ci viene proposta L’Eros è uno dei punti di partenza. LEDA E IL CIGNO rappresenta contemporaneamente la forza sessuale e l’impeto dirompente della pittura. L’artista evidentemente conosce benissimo cosa genera nella mitologia la maternità di questa donna. Leda, regina di Sparta, genera Clitennestra e Elena, colei che sarebbe stata causa dello scoppio della guerra di Troia. Il mito dice che mentre dormiva sulle sponde di un laghetto, fu avvicinata da un candido cigno, che era l’animale nel quale Zeus si era tramutato per poterla possedere. Leda era stordita dal profumo d’ambrosia e dall’azione del collo dell’animale sul suo corpo. Concluso il rapporto sessuale, Zeus annunciò che dalla loro unione sarebbero nati due gemelli, i Dioscuri: Castore, grande domatore di cavalli, e Polluce, invincibile pugile. Siccome Castore era mortale e Polluce immortale, quest’ultimo voleva essere mortale per amore del fratello. Zeus, impietosito, stabilì che ognuno di essi abitasse un giorno, vivo, sull’Olimpo e il giorno dopo, morto, nell’Erebo, dandosi cosi il cambio. Una trilogia perfetta per l’ispirazione. Dalla stesso ventre da cui è nato un CASUS BELLI, BELLUM dalla BELLA, nasceranno MORS e VITA. Anche nell’opera PISCINA il corpo prorompente di una donna è al centro della rappresentazione. Il tema dell’Eros passionale torna alla ribalta Eppure l’opera è in movimento e dalla perfezione quasi fotografica i contorni sembrano sfumarsi e mutare in uno dei corpi della DANZA di Matisse. In BACIATA DAL SOLE, la donna e il paesaggio dietro di lei, grazie al MOTUS dato dall’artista, si trasformano nel tempo e nello spazio: da realtà a foto, da foto ad acrilico, da acrilico ad olio impressionista di Degas e Manet. La donna si muta in bambola e manichino e viceversa. I capelli dorati sembrano prendere la vita e la forma della Medusa contro Perseo. Realtà, mito, fantasia e ironia contemporaneamente, sia nel senso di “insieme”, sia nel senso di “arte contemporanea”. IL CHIOSTRO DI SAN COSIMATO è la prosecuzione della precedente opera, poiché lo sconfinamento e il viaggio nel tempo sino all’impressionismo è ultimato. Ancora in NOTTURNO ROMANO, Maurizio parte dalla movida romana e grazie alle sfumature la fa tornare nel passato sino al BAL AU MOULIN DE LA GALETTE di Renoir. Infine, nel COLLOQUIO una bellissima donna ha una conversazione con un uomo appena visibile di profilo. Il maestro genera ancora MOTUS. Pian piano le figure scompaiono e i veri protagonisti diventano i grandi occhiali dei due personaggi raffigurati, sconfinando in forme alla Dalì. Un percorso nuovo e inedito da visitare per l’osservatore, l’occasione di vedere un’Ars del MOTUS: forme informali in movimento nel tempo e nello spazio.

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