MARTINA MINARDI

L’IMMAGINARIO POSITIVO

L’opera poetica di Martina Minardi è basata su un’idea fondante ben precisa, quella che lei stessa definisce: L’IMMAGINARIO POSITIVO. Una concezione che nasce dalla sua esperienza trentennale di psicologa e psicoterapeuta. Tale IMMAGINARIO è un motore positivo, che Martina ha riscontrato essere presente in ogni uomo, arcaico, dinamico, inconscio e adattivo. Le vicissitudini esistenziali negative ammantano di nebbie impenetrabili questa sede di equilibrio tridimensionale corporeo, psichico e spirituale. L’autrice ha inventato e validato tecniche per consentire il riaffiorare di tali energie arcaiche. Ebbene questo MOTORE energetico umano è stato ed è anche la spinta, il “genius loci”, che genera la poesia. L’autrice attinge, dunque, per la propria opera al suo lavoro scientifico indefesso. Si tratta di una relazione. Da una parte i pazienti con situazioni umane cariche di dolori, emozioni. Dall’altra l’autrice con i movimenti del suo animo, che crede e si adopera per la trasformazione del pathos in energia positiva. Potremmo fornire diverse immagini per capire ciò: Martina come bonifica che rende la palude una pianura fertile, Martina come un bosco che rende l’aria malsana e piena di smog una brezza montana, Martina come un depuratore che riporta un fiume inquinato ad essere un corso d’acqua cristallina. Eppure l’immagine migliore, a riguardo, ce la fornisce la stessa autrice nella poesia capolavoro, che è lo specchio di questa genesi e di questo processo, intitolata: “FINESTRE SULL’INFINITO SPALANCATE”. In essa le finestre sono le anime e i corpi delle persone, dentro ai quali osserva Martina. Si tratta di uno sguardo d’amore, poiché si pone il fine di rimettere a posto un universo interiore disordinato e ferito. La finestra è una splendida immagine, che fa capire come questa visione comprenda sia l’animo più profondo, sia l’universo infinito esterno. Ed è proprio questo che fa l’autrice, trasforma le chimere in usignoli e raddrizza lo sguardo dall’abisso verso l’immenso: “Vedo/azzurri nastri sfumati/volteggianti in cuori amanti/laddove anime accarezzate/intrecciano palpiti sognanti…/Osservo/petali da brezza/sospinti/che via tracciano in fiume ridente/tra rive da alberi protette/e cinguettii spensierati…/Penso/a chimere irreali tratteggiate/da deliri di fantasie svolazzanti/che dolore di umane genti/ricopre di magma fissante./So/che sofferenza d’Amor trasformata/terra può reinventare/con finestre di Ideali svettanti/sull’Infinito gioiose spalancate” (“FINESTRE SULL’INFINITO SPALANCATE”). Le poesie di Martina sono versi che parlano di baratri esistenziali e di vette di luce che possono essere raggiunte. Ogni opera è frutto un’esperienza, di una lotta e anche di una mano tesa per far rinascere un cuore. Un pianto può essere trasformato in musica celestiale di arpe: “Piedi nudi su sabbia rovente/in cerca d’essenza vagano/trascinando cocci taglienti/d’anima massacrata dolente/Nel nulla lame trafiggono/deserto di psiche piangente/Mano Amor tende/ed accarezza corpo ansimante/che vita ridonata accoglie/tra arpe di rinascita insperata” (“ARPE DI RINASCITA INSPERATA”). Le parole diventano quindi l’espressione di un ponte emozionale tra il mondo interiore dell’autrice e i conflitti, le angosce e le resistenze delle persone che incrociano il suo cammino. È come se la poetessa, “a mo’ di guida” dantesca, contemporaneamente Virgilio e Beatrice, cercasse in tutti i modi di spingere e direzionare la persona verso la strada giusta. Bivi esistenziali, dove comunque la scelta finale spetta all’Io. Versi di dolore e anche di pulsazione emotiva, di chi vede la possibile guarigione: “Al bivio d’esistenza/Speranza assisa attendeva/ridente e di margherite adornata/Strada sassosa indicava/cantando melodie vitali/da cori di passeri accompagnata./Tra ellissi d’Infinito operante/e sfere d’Amor donante/guglie di Rinascita manifestava” (“SPERANZA TRA GUGLIE DI RINASCITA”). Dalle tragedie esistenziali e dai labirinti della mente si può rinascere e si può risorgere: i sogni, se associati alla conoscenza, possono divenire realtà. Un’altra stupenda immagine che ci fornisce l’autrice è quella dell’uscita da un labirinto. L’amore e l’aiuto della poetessa sono il filo di Arianna che fanno uscire Teseo dal dedalo, dopo aver ucciso il Minotauro: “Passi incerti/sulla tela della vita/esplorano sconosciuto…/Passi sicuri/sui viottoli d’Umiltà/incontrano Positività Arcaica/magione d’equilibrio gioioso/e melodia d’arpeggi rigeneranti” (“PASSI”). C’è una passo in più da fare: la poesia. Martina crede fortemente nella sua potenza. Grazie alle parole della poetessa e alle emozioni verseggiate, il lettore può trarre esempio e mettersi anch’esso sulla via della rinascita. Un percorso d’amore, di speranza, di ordine interiore e di pace. Martina crede fortemente che dentro ogni uomo l’IMMAGINARIO POSITIVO lo rende capace di elevarsi verso l’Infinito. Una guida con amore ci tende la mano per seguirla verso l’Immenso, stringiamogliela forte, fidiamoci di lei e partiamo!

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