Paola Commissati Bellotti

INNO ALL’AMORE

La poetessa Paola Commissati Bellotti ci dona con la sua opera un nuovo “Inno all’Amore”. Corpo, materia e anima in vita e versi del famoso testo di San Paolo sull’Amore Caritas: “Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi l’amore, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna” (1Corinzi, 13,1). Paola ha imparato, grazie alla sua arte e alla sua sensibilità, a parlare la lingua degli angeli: “Hanno tempo le nuvole/di allacciarsi di sfilacciarsi/nell’avorio azzurro./Se voglio il mare lo guardo in cielo” (“Il sole rade il cielo”). Non si tratta solo di versi sublimi, la poesia è ben ancorata sulla terra e conosce il linguaggio dell’umanità: “La mia vita è costruita/su muri di rocce e fiori/lillanti” (“Perché si ama?”). Anche nell’immenso oceano dei versi, il segno tangibile della realtà è sempre presente: “Mi tatua il mare/Di alghe verdissime/il braccio, il piede” (“Mi tatua il mare”). Eppure l’uomo, la natura, il sole, il mare, non hanno senso senza l’Amore: “E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi l’amore, non sarei nulla” (1Corinzi, 13,2). Privo dell’Eros-Caritas il mondo è come morto, perché esso è l’alito che genera la vita. Bellissima, a riguardo, l’immagine che crea l’autrice dell’Amore talmente forte che il suo soffio nel petto, lo fa quasi esplodere: “Erompi nel mio petto, amore,/come una cascata di Iguazù” (“Erompi, nel mio petto, amore,”). L’amore è il collante della vita, ciò che tiene insieme anima e corpo, cielo e terra, non più due ma uno, non più separazione ma unione. La poetessa, allora, che ha ricolmato il cuore dell’Eros-Caritas può vivere in armonia nei due mondi: “Intanto vivo nel/sublime/sopra sopra sopra la terra/appena sotto il cielo” (“Se domani il sole sarà una torcia”). Il solo “vedere” l’Amore provoca una mutazione corporea: “Mi si sbianca/il cuore/al solo guardarti…” (“Mi si sbianca”). Si tratta di una rinascita, un nuovo inizio, una donna nuova trasformata e trasfigurata. Simbolicamente l’autrice rappresenta ciò con la metafora del viaggio: “Viaggiare è rinascere altrove../E rinascere nuovo in te…/È assorbire amore dalla terra… /Dalla vita comune. Rinascere./Nella speranza. Ricominciare” (“Viaggiare è rinascere altrove”). I versi di Paola, bagnati d’Eros, sono di una dolcezza infinita: “Ho disegnato/il tuo volto/Con lo zucchero/E la cannella” (“Ho disegnato”). L’unione finale è proprio quella della Poesia con l’Amore, della poetessa con il lettore: divengono “amanti”, nel vero senso più puro e univoco di COLORO CHE AMANO: “Chiamo, risponde/una musica interiore/Bella, sofferta, soffia il vento/dopo una corsa. Amore mio fatti trovare/A me d’accanto” (“Una sdraia di fiori”). Omnia vincit amor!

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