DAVIDE GUALCO

RESPIRANDO ARIE BUONE…

“Il tempo è un fiume che mi trascina,/ma sono io quel fiume;/è una tigre che mi divora,/ma sono io quella tigre;/è un fuoco che mi consuma,/ma sono io quel fuoco./Il mondo, disgraziatamente, è reale;/io, disgraziatamente, sono Borges.” (“Il Tempo”, Borges). Non possono esserci verso migliori per introdurre l’opera del fotografo Davide Gualco. Il motivo è che la scintilla che ha fatto scattare l’arte e l’amore per la fotografia nell’autore è stata: l’Argenitna. Ce lo dichiara lui stesso, nella sua biografia: “La passione per la fotografia mi è nata nel 2015, durante un indimenticabile viaggio in Argentina” (“BIOGRAFIA”). Il percorso che ci propone parte da una sorta di “mal d’Argentina” per trasformarsi in una ricerca della bellezza e della meraviglia nella natura e nell’umanità. Seguiamo Davide in questo percorso, fatto di splendide immagini, ineccepibili anche tecnicamente. L’inizio è un viaggio, in “PRENDO IL PROSSIMO” vediamo una mano stringere un biglietto. Metaforicamente e simbolicamente è una “FUGA”, nell’omonima foto la troviamo rappresentata come un fuoristrada che sfreccia, in quella che sembra la pampa, alzando una coltre di polvere che copre un casale contadino. Nella notte stellata di “POLVERE DI STELLE”, tra gli infiniti astri del cielo, siamo in attesa di una stella cadente, per esprimere un desiderio, cosa chiederemo? “Il ritorno al luogo che ha destato la spiritualità sopita o il dono di poterla trovare ovunque?”. L’autore, pur avendo in mente il paese sudamericano, sembra aderire al seconda possibilità. Borges scriveva: “L’universo (che altri chiamano la Biblioteca) si compone d’un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali, con vasti pozzi di ventilazione nel mezzo, bordati di basse ringhiere. Da qualsiasi esagono si vedono i piani superiori e inferiori, interminabilmente. La distribuzione degli oggetti nelle gallerie è invariabile” (“La Biblioteca di Babele”). Come in questo famoso libro in cui la biblioteca è talmente vasta da costituire un universo e da contenere “tutto ciò che è dato esprimere, in tutte le lingue”, così nell’universo, pur riscontrando svariati modi e forme di espressione, possiamo trovare di fondo un linguaggio univoco, che l’autore con la visione “artistica” può decodificare e rendere accessibile anche all’osservatore. Seguendo questa concezione del grande scrittore argentino, il fotografo è in grado di trovare ciò che cercava anche nella realtà comune (“TATOO”, “DIPINTO”, “LEA”, “STRAVECCHIO”). Importante non è solo ciò che si guarda ma come lo si guarda e soprattutto come lo si vive, l’espressione giusta è COME LO SI RESPIRA. Mistica e magica la fotografia, allora, che ferma e blocca l’aria nel tempo. Dunque, la bellezza e la meraviglia che risveglia, possono essere colti e trasmessi in ogni luogo. Con queste premesse, possiamo ora meglio capire le opere di Davide, che raggiunge il suo livello più alto nella decodifica del LINGUAGGIO UNIVERSALE DELLA NATURA. Si tratta di percorsi nella bellezza, la cui prima impressione è di essere liberi e di respirare aria buona. L’ARIA BUONA DELL’ACQUA. L’acqua che scorre e diventa quasi neve, spuma, soffice nebbia è la stessa nella foto “IL TORRENTE” come nell’immaginario collettivo delle Cascate di Iguazù. Scorre come il tempo, come le emozioni. Ancora in “IL MARE D’INVERNO”, foto che potrebbe essere scattata da una casa sugli scogli, osserviamo un mare calmo e piatto che, comunque, suscita malinconia e mancanza di qualcosa: dell’amore, del movimento, dell’estate. Infine nella foto “IL RITROVO”, fenicotteri rosa si ritemprano nell’acqua in attesa di migrazione. La presenza della terra, in metà della foto e di uccelli, ci suggerisce di volare verso un nuovo filone. L’ARIA BUONA DEI MONTI. Trait d’union è il corso d’acqua di “NON C’È NESSUNO” che scorre placido in una vallata erbosa fra i monti. Sembra non esserci anima viva. Eppure qualcuno c’è: uno stambecco, un camoscio, un muflone o un cervo in “MI GUARDO ALLE SPALLE” e “SULLA NEVE”. Troviamo anche un altro simpatico animale in “PROVA A PRENDERMI”, frase programmatica, perché è già tempo di cambiare aria e seguire l’artista nell’universo. L’ARIA BUONA DEL CIELO. Le nubi e il blu sopra i monti fanno elevare l’opera. Nuovo omaggio a Borges con la foto “VISIONI LUNARI” che suscita subito in mente i versi: “So che la luna o la parola luna/è una lettera che fu creata/per la complessa scrittura di quella strana/cosa che siamo, numerosa e una./È uno dei simboli che nell’uomo/dà il fato o il caso perché in un giorno/di esaltazione gloriosa o di agonia/possa scrivere il proprio vero nome …” (“La luna”, Borges). Significativamente tutto finisce dove ha avuto inizio: un volo e l’ARIA delle nuvole nell’immagine di copertina. Nuove foto arriveranno, nuovi viaggi nella bellezza e torneremo ancora a respirare con Davide nuove ARIE BUONE/BUENOS AIRES…

Premi invio per cercare o ESC per uscire