Oliva Paola

IL POETA NASCE DALLA PACE

Oliva Paola è discepola del grande Pablo Neruda, condividendone l’idea fondante: “La poesia è sempre un atto di pace. Il poeta nasce dalla pace come il pane nasce dalla farina”. Tuttavia la poesia è costretta a combattere chi vuole distruggere questi valori. Neruda lo fece, nei versi contro i dittatori, il neocolonialismo e l’imperialismo, in cui la rabbia è rivolta verso chi rovina la purezza della vita. Paola fa, altrettanto, verso chi ha ucciso e calpestato i valori umani. Si tratta di una dicotomia: Paola (Pablo) poetessa dell’amore e poetessa guerriera, “Odi et amo” mondo. Il ciclo poetico ha tre luoghi simbolo: Gerusalemme, Gaza e Auschwitz. In “Gerusalemme 2018”, la città della pace per antonomasia, dapprima l’anima: “Ha il fruscio del vento/e il silenzio del cielo” (amo), poi sente tutte le guerre e le barbarie avvenute e urla: “Ma pietà è nascosta e giustizia uccisa/dalla jena vorace/che oggi, come ieri, ha ucciso senza ritegno” (odi). Similmente in “Gaza-14 maggio” c’è “L’aria che spira all’intorno/promette futuro e speranza”, ma poi la: “Speranza naufragata in un fosso nel giorno più buio del mondo”. La poesia di denuncia non si ferma: “Così in Francia, in Russia e Cuba…/un pensiero veloce percorre l’orrore nefasto/di ogni discriminazione/di ogni abuso umano e morale” (“Esegesi futura”). Culmine della battaglia è il luogo dell’orrore per eccellenza: “Auschwitz”. I versi sono struggenti e di invettiva: “Filo di fumo che insedia tenace il pensiero…un filo nefasto che odora di scempio”. La missione è visceralmente diffondere i valori umani: “il compito principale del poeta è molto umile, come quello del panettiere che sforna il pane quotidiano” (Neruda). Nella fruizione di essi al mondo, il linguaggio è semplice: “Due per uno, uno per due/per poi col tempo moltiplicare” (“Il vivere insieme”). Leggendo Paola, allora, dell’amore resteremo imbiancati come farina, della pace ci nascerà il desiderio, come l’anelito continuo di questa eroina: “Imparo a decifrare i segni/come antichi auguri del cielo/lo stesso che imploro/nel profondo desiderio di pace”.

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