Giovanna Nespolino

Desiderio d’amore

Le opere di Giovanna Nespolino trasudano di desiderio, di quel sentimento di ricerca appassionata di ciò che può colmare il nostro spirito, desiderio di ricongiungimento ad un qualcosa che bramiamo perché percepiamo come mancante; de-sidus appunto, mancanza di stelle. Il desiderio brucia di passione, di energia vitale che sprona al ricongiungimento con il cosmo, totale, sublime, intenso: meraviglioso. Tema caro al Romanticismo quello del desiderio, del sentimento della lontananza, della nostalgia, della perdita; ma, anche, dell’anelito creativo che un’attesa appassionata può generare. Nasce così l’ispirazione poetica di Giovanna Nespolino, dall’esigenza di rintracciare ed esprimere mediante forma creativa questi impulsi interiori vitali che nascono nel presente e continuano nei sogni, nei pensieri, nelle allucinazioni d’amore appassionate. “Desiderantes” erano, nell’esercito romano, i soldati che, nella notte stellata, erano in attesa dei compagni non ancora rientrati al campo dopo la battaglia. Attesa desiderante, tensione, anelito.
In questa accezione, dunque, nelle opere di Nespolino il desiderio non coincide con la padronanza che la volontà razionale può esercitare rispetto ad alcuni obiettivi realizzabili e prefissati. Il desiderio è qui inteso, piuttosto, come la più vitale ma enigmatica risposta umana al dolore, alla mancanza, al senso di inadeguatezza e di finitudine. È salvezza. E quindi la notte ed i suoi abitanti
compongono metaforicamente il regno dell’attesa, del ricongiungimento d’amore, delle volizioni più profonde ed intime della nostra poetessa: un universo notturno che si fa corpo e anima nel silenzio dei suoi tenui bagliori. Perché la notte “fa avverare ciò che il giorno può solo sognare”.

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