Gesualdo Reale

Malinconie metafisiche

Gesualdo Reale mediante la pittura rappresenta momenti di vita autentica, piccoli borghi, scorci e atmosfere antiche, lavori manuali, case agresti vissute nella loro estrema dignità e semplicità. Reale rappresenta l’uomo tradizionale, usi e costumi che caratterizzano i nostri luoghi dell’anima, la nostra cultura profonda. Atmosfere metafisiche quelle di Reale, che apre scorci temporali verso un mondo autentico e genuino che non esiste più; uomini e donne impegnati, attenti, calmi, vengono immortalati nel loro fare, nell’esercitare una pratica rituale tradizionale, una tèchne antica, come la “sbucciatura del mandorlo”: volti distesi, immersi e sereni. Allo stesso tempo alienati e alienanti, come componenti di un mondo non attuale, quasi surreale, statico. Reale ci ricorda la bellezza delle piccole cose, colori caldi, fermi, ci suggeriscono sapori ed odori millenari che inebriano e nutrono i nostri animi moderni affannati, infelici dall’avere troppo. In questa estrema sobrietà incantata sentiamo la tensione di un qualcosa di “asettico” che si cela dietro, percepiamo l’eco della tradizione metafisica di De Chirico nel clima di trascendenza e spettralità in cui sono inseriti alcuni personaggi di Reale, tra tutti i clown, ricorrenti nelle sue opere. Il contrasto è quello tra un clima accogliente, caldo, che allo stesso tempo sembra voler celare o dissimulare, così come l’immagine doppia che caratterizza l’icona del clown nella tradizione letteraria e teatrale. Questo è artificiosamente destinato alla leggerezza, ad una felicità ostentata che nasconde, però, lacrime amare. Il pagliaccio è simbolo-condanna dell’uomo schiavo di un conformismo teso al “benessere forzato” imposto e voluto dalla società che non permette prestazioni disfunzionali e impacciate, non perfettamente integrate, belle e contestualizzate, e per questo da rilegare ai margini come “ridicole” (che fanno ridere). L’uomo diventa “funzione”, a scapito delle proprie istanze più profonde, delle proprie fragilità autentiche. Quale solitudine esistenziale maschera tutto questo? Gesualdo Reale ce ne dona un assaggio mediante le sue tele di melanconica metafisica.

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