Chiara Consorti

E tu splendi

Chiara Consorti è talmente coinvolgente che non basta definirla “un sole, una stella”, l’espressione appropriata è “un sistema solare, un firmamento”. Viene in mente Pasolini: “Non lasciarti tentare dai campioni dell’infelicità, della mutria cretina, della serietà ignorante. Sii allegro. T’insegneranno a non splendere. E tu splendi, invece”. Il firmamento Chiara, omen nomen, è pienamente consapevole di ciò (Mi è stato chiesto, Il Faro). Attrice, cantante e poetessa, in ordine meramente alfabetico, coniuga le tre arti insieme, facendole parti del suo essere, del suo vivere, del suo comunicare. Due fili conduttori le uniscono: la voglia di vita e le continua indagine sul suo senso. La “vis” poetica richiama D’Annunzio: “Non costruire la vita come fosse un’opera d’arte, ma l’opera d’arte come fosse la vita”. Una forza che cattura con la sua simpatia, semplicità ed efficacia quando utilizza il dialetto romanesco o che rapisce quando usa il linguaggio aulico. Alla scuola di Trilussa e del Belli, come di Aldo Fabrizi e Proietti, l’autrice utilizza il vernacolo, creando terrene e calzanti immagini. Allora, in “Marchiata a foco” la possibilità di un nuovo amore diventa “Dentro ar petto ar posto de quer buco/qualcuno innaffiandolo d’ amore/potesse far fiori di novo un core”. In “La Meridiana” le riflessioni sul tempo, si materializzano in un dialogo animato con il vecchio segnatempo, dove è proprio il sole (Chiara) che scandisce le ore. L’eclettismo si nota anche nella paesaggistica che fa da contorno, uno sfondo dipinto ricco di sfumature e nostalgia, come una cartolina di “Roma Sparita”. La notevole dote metrica rende ogni poesia simile al testo di una canzone. Leggendo i suoi versi: la si immagina mimare, gesticolare, ballare, recitare, cantare. Molteplici sono i sentimenti e le sensazioni. Come un’abile sceneggiatrice suscita in ogni componimento la voglia e la curiosità di leggerne subito un altro. Il lettore si trova piacevolmente inglobato, diventa un pianeta del “sistema” Chiara. Come una terra al buio, chi la legge sarà sempre in attesa di una nuova luce: “Si tornerò, non una ma cento volte mille volte e rideremo di nuovo […] sentirai il mio affetto, la mia rabbia. I miei silenzi, la mia gioia, le mie preoccupazioni” (Mio Padre).

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