Abo Alberto Nori

LA FINESTRA DELL’ ANIMA

Abo Alberto Nori ha un dono speciale: l’occhio della pittura. Come in “Autoritratto con sette dita” di Chagall, chi ha questo dono riesce ad andare oltre. L’ autore, dotato del “terzo occhio”, quello della saggezza, è capace di percepire le realtà invisibili. Alla base della sua arte c’è il fenomeno, quasi mistico, di avere una sorta di “visione”, che gli appare quando scruta una persona. Come se ognuno avesse un suo “personale” quadro. Ed è proprio questo che dipinge Abo. Il risultato finale è una compenetrazione del mondo interiore ed esteriore dell’individuo. Possono generare questi “quadri” anche le esperienze e le emozioni dell’autore stesso. Per essere in grado di realizzare ciò ci vogliono: una grande sensibilità, un enorme gusto estetico e una eccellente padronanza della tecnica pittorica. La produzione artistica, perciò, è variegata perché molteplici sono le “visioni” e le”persone” a cui appartengono. L’ autore, pur padroneggiando diverse tecniche, sceglie l’acquarello. La chiave di lettura c’è: quasi in ogni quadro è raffigurato un occhio (Via di fuga, Trono Solitario, Speranza, Scadenza, Imbarazzo degli imbarazzi, Fornetto, Collegamenti Crollati). È una sorta di firma. Il richiamo è a Matisse e Dalì. Importantissimo è il valore simbolico: l’occhio, fin dalle civiltà mesopotamiche, è espressione del divino; inserito dentro un triangolo simboleggia proprio lo sguardo scrutatore di Dio. Vanno, però, citati anche Modigliani: “Quando conoscerò la tua anima dipingerò i tuoi occhi” e Kundera: “L’occhio è la finestra dell’anima, il fulcro della bellezza del volto, il luogo in cui si concentra l’identità di un individuo”. Questo perché non bisogna tralasciare mai il fatto che si tratta di una raffigurazione “dentro” e “fuori”. Oltre all’interiorità c’è la bellezza perché “L’occhio vuole la sua parte”. Il risultato è sorprendente perché Abo riesce a rendere ogni sua opera: finestra dell’anima.

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