Stefano Mariani

La grande metafora

L’opera di Stefano Mariani sembra evocare futuri distopici non troppo lontani. Luoghi disincarnati, privati della brama e del desiderio, dei patemi che rendono l’uomo tale, imperfetto, ma vivo. Sono luoghi ameni, ma reali, dolorosamente reali, deprivativi.
Le tematiche che l’artista indaga attraverso la sua opera sono tematiche importanti ed “imponenti” tanto quanto la forza evocativa delle sue tele. I limiti, le zone buie, i pertugi, l’impossibilità, il blocco, la privazione, la de-personalizzazione, stati d’animo grigi e depressivi.
Eppure, queste, sono realtà tipicamente umane che ne caratterizzano l’esistenza più vera e che vanno viste, guardate e attraversate.
L’arte di Mariani sembrerebbe essere un invito alla riflessione e al confronto con ciò che fa più paura: la solitudine, il vuoto, l’assenza, il blocco del fluire della vita. L’opera, nel rappresentare questa materialità urbana così cruda, ha che fare con una profonda riflessione di carattere esistenziale: “Impossibile transitare” ci ripete l’artista in ogni sua tela.
La grande metafora usata da Mariani per veicolare tutto questo è la città urbana svuotata dai suoi abitanti, una città che è solo spazio e non più contenitore se non di rade folle anonime, appena percepite, sbiadite.
Quale è il rapporto dell’uomo con la società industriale moderna? Massa o individuo, macchina o uomo, alienazione o coinvolgimento, pieno o vuoto, erba o cemento?
Di tutto questo parla l’opera di Stefano Mariani.

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