Mariagrazia Zanetti

L’aspirale della vita

Con suggestioni futuriste e cubiste ed un pizzico di surrealismo scopriamo l’opera di Mariagrazia Zanetti. Ella stessa definisce la sua opera come istintiva, nulla può frapporsi tra l’interiorità libera e il pennello, pena l’assenza di creatività. Non vi è una volontaria costruzione mentale, non vi è un ragionamento indirizzato dietro le sue opere, eppure si scorge la ricerca di un ordine nel mare multiforme dell’interiorità. Come se l’artista intuisse, platonicamente parlando, un disegno geometrico dietro le forme della vita stessa, un disegno che va indagato e ricercato nella sua essenzialità e semplicità, attraverso un percorso pittorico che è esso stesso gioia pura. Quei colori luminosi e pieni di vita, ci dicono: gioia! In questo fiume di istintività “astratta”, rintracciamo il filo di Arianna che si muove e segna la via, vediamo reti, trame, reticoli, strade diverse che si intrecciano in arterie colorate che dividono sezioni, creano contorni e contesti, creano porzioni: sembra celarsi un fine narrativo. E quello che forse l’artista vuole narrare è proprio la sua ricerca personale nel fluire della vita in continua metamorfosi, attraverso forme geometriche semplici variamente composte, dove il cerchio, simbolo indistinto di perfezione e bellezza classica, primeggia e ricorre. Il cerchio era considerato la figura divina, quella che riproduceva il più verosimilmente possibile il movimento etereo ed eterno dei pianeti erranti nel cosmo. Il movimento, infatti, inarrestabile, attraversa tutte le tele dell’artista, perché se non vi è movimento non vi è vita, non vi è emozione. E così ci si sente traghettati in questo mare di colori e suggestioni, in questo circo che è la vita, sempre sospesi tra gli opposti, orientati verso quel mistero che l’aspirale della vita incarna: dinamismo, continuità ciclica, sviluppo ed espansione, regressione e contrazione.
Zanetti crea ponti, trame, relazioni tra questi opposti geometrici metamorfici.

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